Fiorani ai Pm: «Da Fazio più danni che vantaggi»

Gianluigi Nuzzi

da Milano

Dagli incontri riservati con l'amministratore delegato della Abn Amro, Rijkman Groenick, al rapporto con Antonio Fazio. Dai valori patrimoniali della sua Banca Popolare Italiana ai tassi sui finanziamenti concessi a Stefano Ricucci, Chicco Gnutti e ai 18 concertisti bresciani. E poi quella frase scelta per non rompere un’amicizia con il governatore: «Posso senz’altro dire che il rapporto con Antonio Fazio anziché produrre vantaggi alla banca che amministro si è risolto in un danno per la stessa». È questa la difesa scelta da Gianpiero Fiorani di fronte alle accuse dei magistrati sulla scalata Antonveneta e sui suoi rapporti con i dirigenti di via Nazionale. È il 13 luglio quando a Roma, in un tiepido pomeriggio poco dopo le 15, Fiorani arriva a piazzale Clodio in auto. Da una settimana i magistrati della capitale lo indagano per ostacolo all’attività di vigilanza di Consob e Bankitalia sulla scalata ad Antoveneta. Entra in ascensore e poi si infila nell’ufficio del procuratore aggiunto Achille Toro. Per il suo primo interrogatorio su tre questioni: requisiti patrimoniali, operazione Antonveneta e i rapporti istituzionali. Ovvero con Fazio.
Il gelo con Groenick. Si parte con la guerra per il controllo della banca di Padova tra gli olandesi di Abn Amro e Lodi: «Per quanto riguarda l’operazione ”Banca Antonveneta“ - ricostruisce Fiorani - faccio presente che il nostro interesse nacque nel dicembre 2004 dopo incontri iniziati nell’ottobre dello stesso anno con il dottor Spinelli. L’8 marzo 2005 incontrai il dottor Groenick per discutere un’eventuale collaborazione con la Abn Amro. Il 18 marzo apprendemmo che la Banca olandese aveva lanciato un’Opa. Cambiò conseguentemente la nostra strategia e in data 4 aprile presentammo in Banca d’Italia istanza a salire fino al 30 per cento in alternativa ad Abn Amro. Prendemmo contatti con una serie di banche istituzionali ed avemmo da loro garanzia a sostenerci finanziariamente».
«Ero debole per la contro-Opa». Una tesi che per Toro e la pm Lori stride con i fatti. «Perché non ritenne - lo interrogano - più semplicemente di lanciare una Contro Opa?». Fiorani ripiega lamentandosi dei conti di Lodi: «In quel momento storico le nostre risorse non ci apparvero adeguate e quindi ritenemmo preferibile la strada di una crescita progressiva per poi lanciare un’Opas, una volta verificati i requisiti. La prima partecipazione della Bpl in Antonveneta credo sia sorta tra dicembre e gennaio ed era dell’ordine del 2%».
«Fazio? Un danno». A questo punto i magistrati intendono affrontare quei «rapporti istituzionali» indicati da Fiorani. Che non si tira indietro ricostruendo la genesi della relazione con il governatore e con i suoi familiari: «Preciso che conosco il governatore Fazio da circa 4 anni - afferma Fiorani - la moglie e i suoi figli da almeno tre anni. Posso però senz’altro dire che tale rapporto anziché produrre vantaggi alla banca che amministro si è risolto in un danno per la stessa. In particolare in precedenti occasioni (Banca popolare di Novara, Bipop Carire) mi è stata negata da Banca d’Italia la possibilità di acquisire sul mercato realtà bancarie molto omogenee e che facilmente si sarebbero potute integrare con Bpl». Davanti a Pm perplessi, Fiorani insiste: «Intendo ribadire che i miei rapporti personali con il governatore non hanno mai inciso sui rapporti d’ufficio e posso senz’altro assicurare che nelle occasioni d’incontro extra-ufficiali non si è mai parlato di attività bancarie». All’epoca non erano emerse le intercettazioni dei colloqui notturni tra Fazio e Fiorani.
«I rapporti con Consob». Fiorani si mostra sicuro di fronte ai magistrati romani che preferiscono ascoltare. Non fanno contestazioni. Non gli comunicano quanto si sta scoprendo tra la capitale e Milano dove è sotto inchiesta per aggiotaggio. Così il banchiere cerca di ritagliarsi una posizione di trasparenza: «Altrettanto lineari sono stati i miei rapporti con la Consob a cui ho sempre tempestivamente rappresentato notizie utili per la trasparenza e i risparmiatori, in particolare dal febbraio 2005 per quanto riguarda questa vicenda».
I furbetti del quartierino. E il milione e mezzo di euro prestati dalla Lodi ai concertisti? Fiorani parla di «errore»: «Mi viene contestato di aver praticato tassi irrisori per finanziamenti molto rilevanti ad una serie di clienti indicati nella delibera Consob 15029, in particolare sulla base di una segnalazione interna. Faccio presente che si tratta di un vero e proprio errore in quanto ai conti correnti di questi clienti è sempre stato applicato il tasso ordinariamente previsto per i clienti primari (tra il 3% e il 9,50%). Ribadisco che non è assolutamente vero che a tali clienti sia stato mai applicato un tasso al di sotto del tasso medio di sistema».
Lodi e i Benetton. «Per quanto riguarda i finanziamenti erogati ad Edizione Holding il 22-12-2004 e l’accordo di rimborso discrezionale con trasferimento di azioni Antonveneta, preciso che si tratta di una operazione nata nel dicembre con la prospettiva di Benetton di partecipare all’operazione Olimpia; fino all’aprile 2005 non avrebbe potuto comunque vendere titoli Antonveneta perché legato dal Patto scadente il 15 aprile, né comunque avrebbe voluto vendere. L’operazione ai blocchi del 18 aprile è stata effettuata alle condizioni di mercato e comunque l’accordo prevedeva che il rimborso del finanziamento avvenisse dopo un anno e mezzo. La scelta di vendita è stata di carattere speculativo legata all’Opa lancia da Abn Amro. Se avessi avuto una Put l’acquisto sarebbe avvenuto al prezzo di dicembre e non di aprile».
Fiorani Gnutti e i Lonati. Insomma, Fiorani difende tutte le sue scelte. Nega operazioni di concerto e smentisce alleanze segrete. «I finanziamenti sono stati erogati - assicura - secondo procedure standard a clienti di provata ed evidente solvibilità come i fratelli Lonati con riferimento ad autonomi intenti speculativi. Escludo che ci sia stato un accordo con me per l’acquisto loro tramite di titoli Antonveneta. (...) Non vi sono stati accordi con Gnutti, anzi specifico che nel CdA di Hopa avevo comunque rappresentato la mia contrarietà ed il mio rammarico per la decisione di vendere». Insomma, Fiorani insiste: «Ribadisco la mia negazione - reagisce - dell’esistenza di un patto occulto».
Fingruppo e DB.

«Per quanto riguarda il prestito obbligazionario emesso da Bpl e sottoscritto per 550 milioni da Fingruppo prendo atto che l’ufficio mi presenta la circostanza che Fingruppo viene indicata fra i grandi debitori di Bpl con un’esposizione superiore a 300 milioni di euro, ma ribadisco che si tratta di un’operazione conveniente per Fingruppo che ha ottenuto un finanziamento da Deutsche Bank lucrando sulla differenza fra il tasso di finanziamento e il rendimento del titolo. Non ravviso alcuna anomalia in questa operazione e ritengo più che affidabile Fin gruppo anche in considerazione della sua importante partecipazione in Telecom».
gianluigi.nuzzi@ilgiornale.it

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