Il più delle volte ritornano. O almeno fanno di tutto per tornare. Ma non sono zombies. Sono star, divi, big dello spettacolo, fuoriclasse del palcoscenico, fior di giornalisti con la voglia di riprendersi la vetrina, la ribalta, la vetta dellaudience. Non cè niente di male: comici, attori, showmen hanno il sacrosanto diritto di gestire la propria carriera alternando protagonismo e riservatezza, reti ammiraglie e programmi di nicchia. Il successo logora chi ce lha. E, forse, stressa ancor di più la necessità di mantenerlo e di accrescerlo senza sbagliare un colpo. A maggior ragione se, come capita alle star di Nostra Signora Televisione, si è scrutati, monitorati, vivisezionati da quellingranaggio perverso che ha nel verdetto dellAuditel una sorta di giudizio universale quotidiano e nellesercizio della critica, più o meno togata, un processo altrettanto quotidiano. E così, ogni volta che cambiano televisione e passano dalla Rai a Mediaset o a Sky o viceversa, succede un pandemonio e si rimette in moto il tritacarne mediatico. Ricordate che cosa avvenne meno di un anno fa quando Fiorello annunciò che il suo show sarebbe stato trasmesso dai canali di Sky? Un caso di Stato, nel vero senso della parola. Con convocazioni a Palazzo Chigi, fiumi dinchiostro che scorrevano e accuse di tradimenti. In un mercato televisivo ristretto a soli tre grandi editori, i vari Fiorello, Bonolis (lo specialista della spola) o Costanzo pur essendo divi, sono quasi costretti a indossare i panni da figliol prodigo. Di quelli che, prima o dopo, tornano allovile, alla casa del padre, o di Mamma Rai. Con le altre star, rimaste nel frattempo fedeli alla causa, pronte a ingelosirsi come il fratello maggiore della parabola.
Per restare al caso di Fiorello, ieri lo Showman Italiano Numero Uno ha concesso una lunga intervista a Repubblica nella quale ha detto di essere «pronto a tornare alla Rai» a condizione che lo chiami per rifare Fantastico. E fin qui niente da dire. Anzi: solo da gioire, perché il sabato sera in mano al Fiore nazionale sarebbe un regalo per i telespettatori di tutte le età e i campanili. Non a caso i massimi dirigenti di Viale Mazzini si sono affrettati a spalancare il palinsesto. Chi non lo farebbe. Più che probabile che le rose fioriranno. E non potrebbe essere diversamente visto che, tralasciando un pezzetto non secondario della sua storia - vedi il Karaoke dellesplosione artistica targata Mediaset - e per mandare un segnale forte a chi di dovere, Rosario nostro ha detto di essere «della Rai». Tantè che, pronto di riflessi, il direttore della prima rete Mauro Mazza ha sottolineato: «Fiorello ha spiegato di essere un uomo Rai. Per lazienda è un valore aggiunto, lo abbiamo sempre considerato un talento Rai». I bene informati riferiscono che il direttore generale Masi stia già scegliendo il vitello grasso.
Molto più indietro, invece, è loperazione accoglienza per il ritorno di Enrico Mentana a Mediaset. Anzi, nel suo caso parlare di ritorno è quanto meno prematuro. Diciamo che siamo ancora alla fase di riflessione e alle manovre di studio. Una situazione di stallo confermata anche ieri a Quelli che..., dove Mentana ha detto che «dopo un anno sia io che Canale 5 abbiamo perso qualcosa. Delle tv nazionali lunica da cui non sono stato contattato è stata Sky». Insomma, altri segnali della serie «eccomi qui, se mi volete», oppure «mai dire mai». Ma sembra ancora lontana lammissione dellerrore commesso la sera della morte di Eluana Englaro con le dimissioni annunciate a mezzo agenzia dopo il rifiuto di mandarlo in onda durante il Grande Fratello. La strada del ritorno a casa appare ancora piuttosto lunga.
Per Maurizio Costanzo, invece la festa dellaccoglienza si celebra al Festival. Dove la Rai gli ha steso un tappeto rosso che somiglia alla stella sulla Walk of Fame di Hollywood: premio Sanremo Musica, ospite donore alla serata finale, timoniere del question time con i giornalisti in onda tutti i giorni su Raiuno. Più di così...
Poi cè Celentano, anomalo come da copione. Il Molleggiato fa pressing da oltre un anno per realizzare lone man show che ha nel cassetto. Ma, visti i precedenti, la Rai nicchia, preoccupata.
Fatte le dovute distinzioni, a dettar legge è il mercato. Pur se esosi, oltre che prodighi, i divi non sono criminali. E anche a loro capita di dover tornare sul luogo del successo.
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