"Fiorello m’ha lanciato Ora vi conquisterò con la mia batteria"

Ha 15 anni Gianluca Pellerito, fenomeno jazz applaudito a New York che martedì debutta al Blue Note di Milano

"Fiorello m’ha lanciato Ora vi conquisterò con la mia batteria"

Picchia e ripicchia sui tamburi come un forsennato e là, dietro a quell’imponente batteria, quasi non lo vedi. Tiene il tempo come pochi, fa assoli da capogiro (si permette di rileggere a modo suo la mitica Moby Dick dei Led Zeppelin). Se ne sono accorti tutti; batteristi celebri come Peter Erskine (l’ex Weather Report che ha anche suonato con Joni Mitchell, Diana Krall, Pino Daniele e mille altri)che lo ha definito «il futuro della batteria» e lo ha voluto al suo fianco in un trio con il percussionista David Acuna e persino Fiorello che lo ha invitato al suo show su Sky Uno. E la notizia? La notizia è che la macchina da ritmo, ovvero Gianluca Pellerito, ha 15 anni e si è fatto notare per il suo stile quando aveva 8 anni, incantando i professori della Berklee School of Music. Nato a Palermo quest’estate ha già conquistato New York, dove s’è esibito all’Istituto nazionale di cultura, e martedì è pronto al grande debutto italiano con un concerto al Blue Note di Milano. Sarà buffo vederlo alla guida di una band di (ultra)quarantenni, mettere in riga il blasonato sax di Michael Rosen e la chitarra di Gigi Cifarelli...

Un capogruppo così giovane non s’era mai visto. Non ti senti a disagio?
«È una sensazione piacevole - risponde Pellerito con decisione -, però il direttore musicale e l’arrangiatore è Rosen»:

Come si diventa batteristi da bambini?

«Ho cominciato a 4 anni, imitando papà che era un batterista dilettante. La batteria è uno strumento che mi ha sempre affascinato, anche se mi faceva paura».

Come paura?
«Avevo paura dei suoni cupi e forti dei tamburi, così mi sdraiavo sul pavimento e facevo le stesse cose suonando sui piatti e le pentole con le posate. Così mi sono fatto le ossa».

E come hai fatto a superare la paura?

«Prima mi sono fatto forza guardando i dvd di grandi batteristi come Peter Erskine e Steve Gadd o del grande maestro Buddy Rich; poi la passione mi ha aiutato a vincere qualunque timore».

Ma come ti hanno scoperto?

«Qualcuno ha cominciato a dire che avevo uno stile diverso, un groove orecchiabile, così i miei genitori mi hanno portato dal maestro Gianni Cavallaro e poi sono arrivato alla Berklee School di Umbria Jazz».

Fiorello come ti ha scoperto?
«Ha visto un mio filmato su YouTube; sinceramente non ho ancora capito come è accaduto. Mi sono trovato sul palco con lui, il mio idolo, e ho suonato Summertime».

Lavorerai ancora con lui?
«Non so, sarebbe troppo bello. Però ci sentiamo, è una persona fantastica che crede in me e mi incoraggia a continuare su questa strada».

Perché non provi a proporti a X Factor o Amici?
«Voglio cavarmela da solo. Preferisco Amici a X Factor, ci sono più discipline. Lo guardo da spettatore, facendo il tifo per i concorrenti e godendomi lo spettacolo. La mia carriera la costruirò con le mie forze».

Ti consideri un batterista jazz?
«Voglio essere un batterista completo, ma mi definisco un batterista funk. Il mio modello? Gli Incognito».

E dei grandi maestri rock come Ginger Baker, John Bonham dei Led Zeppelin, Keith Moon dei Who che pensa?
«Fanno troppo rumore, non amo il rock in generale, preferisco suoni più raffinati. Però ho rubato Moby Dick ai Led Zeppelin e l’ho completamente riarrangiata».

Hai progetti dopo il concerto al Blue Note?
«Quello è un altro sogno che si avvera. Sto preparando il mio primo cd, ma non uscirà finché sarò minorenne; intanto sto componendo dei brani miei, non voglio eseguire solo cover. E mi trasferirò da Palermo a Roma per studiare sempre di più ed essere al centro del mondo della musica».

Insomma punti in alto. Non ti sembra di fare una vita troppo da grande.

Cosa hai sacrificato per la musica?
«Nulla, la musica è il mio primo hobby. Frequento il secondo anno del liceo classico, al pomeriggio studio musica tre o quattro ore, per il resto mi dedico ai videogames e agli amici, come tutti i miei coetanei. Non mi manca nulla, anzi ho qualcosa in più».

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