Laura Verlicchi
Fisco e società: un tema allordine del giorno. Diversi sono infatti i provvedimenti che se ne sono occupati di recente: da un lato la legge finanziaria per il 2006 e il decreto collegato, attualmente allesame della Camera, dallaltro lo schema di decreto legislativo correttivo della riforma fiscale (Ires), approvato dal Consiglio dei ministri il 18 novembre. Si tratta di provvedimenti complessi, ricchi di aspetti positivi ma anche con qualche elemento critico, che vogliamo approfondire con Paolo Moretti, delegato alla fiscalità del Consiglio nazionale dei ragionieri commercialisti.
Partiamo dalla Finanziaria: come valuta i provvedimenti adottati per quanto riguarda il carico tributario sulle imprese?
«Il programma del governo ne prevedeva la diminuzione, come esigono la situazione del Paese e la competizione internazionale. In questo senso, il solo provvedimento adottato riguarda la diminuzione di un punto del cuneo contributivo sulle retribuzioni. Una misura che va accolta con favore, dal momento che consente alle imprese un risparmio di circa duemila miliardi, ma solo a loro: ed è proprio questo il suo difetto».
Che cosa avreste preferito?
«Sarebbe stato meglio, a nostro avviso, incidere sullIrap: si sarebbe così ottenuto uno degli obiettivi programmatici della riforma fiscale, estendendo gli effetti dellintervento anche alle categorie professionali. È noto infatti che lIrap riguarda le imprese ma tocca da vicino anche i professionisti, che da tempo ne chiedono la progressiva eliminazione, a partire da quelle attività professionali caratterizzate dalla mancanza di una autonoma organizzazione».
Un altro intento della legge era quello di favorire la ricerca e linnovazione: obiettivo centrato, a vostro avviso?
«I benefici fiscali per lincentivazione della ricerca e la costituzione dellAgenzia per la diffusione delle tecnologie per linnovazione meritano certamente una valutazione positiva. Così pure, le disposizioni che mirano alla razionalizzazione del sistema di riscossione dei tributi, affidandolo allAgenzia delle Entrate, e tutte le misure destinate a rendere più efficiente il sistema di accertamento delle imposte. Tutto questo va nella direzione, voluta dal governo, di reperire gettito per contenere il deficit di bilancio senza aumentare le imposte: un obiettivo apprezzabile, anche se alcune modifiche introdotte alla disciplina fiscale lasciano perplessi».
Di che cosa si tratta?
«Ci riferiamo ancora una volta alle imprese. Il decreto collegato alla Finanziaria prevede infatti che la deducibilità fiscale delle quote di ammortamento passi da un decimo a un ventesimo. È evidente che in questo modo si realizza un incremento per cosi dire indiretto del carico tributario, senza incidere cioè sullaliquota dellimposta ma sullimponibile. Inoltre, si utilizza un criterio di misurazione non sistematico ma occasionale, che introduce incertezza nel quadro normativo. E non è lunico caso»
Quali sono gli altri?
«Analoga considerazione si può fare per i limiti che si vorrebbero introdurre allesenzione fiscale (finora totale) delle plusvalenze da cessione delle partecipazioni, che oltretutto contraddicono uno dei principi ispiratori della riforma, leliminazione cioè della situazione di svantaggio del sistema nazionale rispetto ad altri Paesi. Si aggiunge invece un elemento di instabilità, come si verifica anche con il correttivo al decreto Ires».
Per quale motivo?
«Perché introduce solo modifiche parziali e di carattere tecnico-formale, rinviando a provvedimenti ulteriori per risolvere i molti interrogativi rimasti aperti nellapplicazione pratica del nuovo regime. Questo confonde il contribuente e in definitiva danneggia la stessa amministrazione».
Quali sono le esigenze più urgenti?
«Imprese e professionisti attendono correzioni sostanziali, a cominciare dalle disposizioni in materia di riallineamento dei valori civilistici e fiscali.
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