Fli? Futuro, libertà e indagati. Bufera in Campania

Finiani di fatto e di «dubbia moralità». Nunzia De Girolamo, parlamentare e coordinatrice Pdl nella provincia di Benevento, è furibonda coi colleghi consiglieri in transito verso il Fli al seguito di Pasquale Viespoli, «’o sindaco» per nove anni, colonnello di Fini nella provincia dell’impero. Non fa i nomi, la De Girolamo. Ma più di un diretto interessato capisce, contrattacca, querela. Non perdona queste trentatré parole consegnate dalla non più amica Nunzia al Corsera: «Uno di loro è stato condannato per insolvenza fraudolenta, un altro ha una serie di rinvii a giudizio, un terzo ha illuso un sacco di lavoratori con una fabbrica di scarpe che era un bluff...».
Partiamo dalle scarpe e dunque da Ettore Martini, così si chiama il consigliere comunale, finito nella vicenda dei finanziamenti regionali per la formazione collegati alla nascita del polo calzaturiero di Ponte Valentino, progetto-flop da 2 milioni e 490mila euro di fondi che ha prodotto, secondo l’associazione Altrabenevento, ben 290 disoccupati. Al Giornale Martini si difende contrattaccando: «La responsabilità è tutta della Regione Campania che concesse i finanziamenti per la formazione a due aziende marchigiane ritenute affidabili. Per quanto mi riguarda ero nella Confapi e insieme al presidente ritenemmo di aiutare queste aziende che avevano ottenuto soldi e fiducia dalla Regione. Se una colpa abbiamo noi è quella di esserci messi a disposizione di queste aziende che venivano da fuori. Il corso, comunque, venne fatto anche se poi, però, iniziarono i problemi. Nell’immaginario collettivo si è fatto due più due e si è detto che la colpa era la mia anche perché l’avevo sfruttata per la campagna elettorale quando così non era». Sospetti malvagi forse dettati da un precedente in tema quale acceso sostenitore nel «settore scarpe» fin dal primo contratto di programma del «Prusst Calidone-2001» dove Martini figurava quale «rappresentante» della Iti Srl. Chi preannuncia querele sulla frase a «dubbia moralità» è invece un altro dei transfughi che si sono sentiti tirati in ballo dalla parlamentare Pdl: il consigliere Nicola Boccalone. Tirato in ballo per problemi relativi a contestazioni erariali (il dipartimento della Ragioneria centrale dello Stato il 1 luglio 2010, pagina 110, ha mosso critiche al suo compenso da dirigente generale del Comune da 400mila euro in tre anni) Boccalone s’è difeso parlando della Corte dei conti che sta effettivamente investigando su di lui «ma non da solo, bensì insieme a tantissimi altri amministratori pubblici» per la rocambolesca vicenda del condono, ritenuto illecito dagli inquirenti contabili, di otto anni di multe stradali. «A chi mi accusa dico che dopo 15 anni di pubblica amministrazione non ho avuto alcun problema penale. Quanto alle multe, va detto che il Comune fu antesignano in materia perché, prima di tutti, ha permesso di fare cassa. Oggi è arrivata la norma e i grandi Comuni fanno quello che noi facevamo cinque anni fa. La Corte dei conti ha pensato che vi fossero problemi di contabilità, che in realtà non vi erano, sul controllo delle multe per le violazioni del codice della strada. Siamo ancora alla prima udienza». E mentre Boccalone precisa che anche per la vicenda della truffa collegata agli alloggi di via Galanti lui non risulta più fra gli indagati, ovvero fra le persone citate nell’atto di chiusura delle indagini, l’altro consigliere Antonio Capuano preferisce non replicare alla De Girolamo sull’insolvenza fraudolenta contestata a un consigliere fuoriuscito dal Pdl, uno che a molti ricorda per l’appunto Capuano. A precisa richiesta di precisazioni sull’esistenza di un rinvio a giudizio o di una eventuale condanna (che al Giornale risulta esser stata comminata nel 2003 per una vicenda relativa all’acquisto di un macchinario) Capuano non ha risposto: «Non è argomento di cui si può parlare al telefono per una questione talmente vecchia che non so perché l’abbia ritirata fuori. Sono cose personali.

Io voglio parlare di politica, e preciso che non sono passato con Fini ma con altri amici siamo usciti dal Pdl perché non ci sentiamo più rappresentati da certe persone». Ogni riferimento a Nunzia De Girolamo è nient’affatto casuale.

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