I conti pubblici vanno bene, con un deficit 2010 che sarà inferiore a quello di grandi Paesi come Francia e Germania. Però - avverte il Fondo monetario internazionale nel rapporto sulleconomia europea - la crescita italiana questanno sarà bassa, lo 0,8%, mentre Francia e Germania usciranno con più forza dalla recessione. Virtuosi nei conti, lenti nelleconomia reale: questo il quadro degli esperti del Fmi per quanto ci riguarda. Ma resta la questione principale, quella del debito, che investe tutti i Paesi europei, e alla quale cè una sola risposta, quella del governatore di Bankitalia, Mario Draghi: «Il consolidamento dei conti pubblici, mentre la ripresa della crescita - aggiunge, parlando a margine di un convegno - si fa con le riforme».
È lintero continente europeo a far fatica, osserva il Fmi, a uscire dalla recessione. Il rimbalzo è «moderato e incerto» e il passo delleconomia è «debole, se confrontato alla ripresa in atto nelle altre parti del mondo»: il Pil dellEurozona crescerà non oltre l1% questanno e l1,5% nel 2011. Gran parte degli squilibri delleconomia italiana derivano dal deterioramento della crescita che è seguito allingresso nellUnione monetaria europea: «Se lItalia, il Portogallo e la Spagna riuscissero a portare la produttività del lavoro ai livelli nordici, la loro bilancia delle partite correnti migliorerebbe di oltre 2 punti rispetto al Pil».
Il grande problema dellEuropa resta il debito. «Dagli indicatori di sostenibilità - osserva il Fondo - stanno giungendo segnali preoccupanti. E anche se stabilizzare il debito pubblico nel breve termine non è fattibile né desiderabile, per il rischio di ricaduta nella recessione - si legge nel Rapporto - i governi devono impegnarsi in modo credibile a risanare i propri bilanci».
La Commissione Ue si appresta a proporre una stretta del patto di stabilità Ue: per un Stato con debito pubblico oltre il 60% non sarà più sufficiente riportare il deficit sotto il 3% del pil. Un piano su cui sarà necessario trovare laccordo politico. Ma per tutti in Europa, conferma Draghi parlando a Zurigo, non cè alternativa al consolidamento dei conti pubblici, e alle riforme per far crescere di più leconomia. Il governatore di Bankitalia commenta con favore le misure prese dallEuropa per stabilizzare i mercati, ma ricorda che «sono battaglie che bisogna combattere, non si vincono subito. Ora - aggiunge - cè la presenza della Banca centrale europea che tende a riparare alcuni mercati che avevano smesso di funzionare per i titoli di alcuni Stati». Gli interventi della Bce, precisa comunque Draghi, non creano liquidità addizionale, e dunque inflazione: «La Bce non sta monetizzando - afferma - il debito pubblico degli Stati».
La lunga notte di Bruxelles, in cui lEuropa ha varato il maxi-scudo da 750 miliardi, ha avuto anche un altro effetto: a tutti i Paesi dellarea si chiede uno sforzo supplementare per migliorare i conti pubblici. Ad alcuni, come Spagna e Portogallo, sono stati rivolti inviti formali a ridurre lindebitamento. Ma tutti dovranno agire: è senza precedenti, solo per fare un esempio, che la Germania a fine 2010 avrà un deficit del 5,7% contro il 5,2% italiano.
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