Che la ricerca scientifica in Italia sia un malato grave è cosa notoria da tempo, e i dati lo confermano. Solo l1% del Pil nazionale viene destinato alla ricerca, con la immediata conseguenza che il Paese perde competitività e le nostre menti migliori fuggono allestero.
Lo stesso «Libro verde» del ministero del Lavoro, della salute e delle politiche sociali, ha evidenziato come il nostro Paese abbia investito poco e male in alte tecnologie, ma, con grande umiltà e concretezza, apre ai suggerimenti degli operatori e della società civile, sollecitando proposte sulle modalità più efficaci per sostenere la ricerca, soprattutto quella in campo biomedico, destinata a riservare importanti sorprese in termini di nuove scoperte e di ricadute applicative e terapeutiche, e su come valorizzare il metodo meritocratico e la qualificazione scientifica, incentivando i giovani a perseguirla.
A queste domande la Fondazione Roma ha dato risposte precise e concrete, lanciando unimponente iniziativa di sostegno alla ricerca biomedica per 15 milioni di euro che, dopo un percorso rigoroso e accurato di selezione, è arrivata in poco tempo, ma con una procedura rigorosa, a individuare ben 13 progetti di eccellenza ripartiti nellambito delle tre linee tematiche fin dallinizio indicate, sulla base di una serie di fattori, tra i quali le aspettative di risultati e il loro impatto sociale: 1) diabete mellito di tipo 2 (meccanismi di malattia e complicanze macrovascolari); 2) terapia cellulare e medicina rigenerativa; 3) drug design nella terapia delle malattie infettive umane. La procedura scelta per la selezione dei progetti è quella del peer review, metodo che rappresenta ormai una best practice seguita e apprezzata a livello internazionale, che si articola, in sintesi, nella creazione di un comitato di valutazione composto da esperti di ciascun settore scientifico a favore del quale viene indirizzato il finanziamento, un gruppo di lavoro autorevole, anonimo e indipendente, con componenti che operano in aree geografiche diverse e lontane, in grado di stabilire con la massima competenza e imparzialità quali sono i progetti meritevoli di essere approvati nellambito di ciascuna tematica.
Tale metodo è al momento il miglior sistema di valutazione disponibile, flessibile e ragionevolmente rapido, che consente a ciascun progetto di essere esaminato, secondo unidentica griglia di criteri valutativi, da almeno tre referees esperti di un dato settore. Una recente ricerca dei National institutes of health (Nih) rileva che in Italia non più del 10% dei finanziamenti alla ricerca viene assegnato attraverso la metodologia del peer review, preferendosi di gran lunga procedure che permettono una sorta di «accordo diretto» tra pubblica amministrazione e privati in veste di finanziatori e ricercatori o istituzioni scientifiche.
In unottica di monitoraggio dei finanziamenti assegnati, le erogazioni successive alla prima a sostegno dei singoli progetti saranno subordinate allapprovazione, da parte della Fondazione Roma, del rendiconto scientifico e finanziario del progetto. «Con questa iniziativa la Fondazione Roma - afferma il presidente, Emmanuele F.M. Emanuele - consegue contestualmente due importanti obiettivi: dare rinnovato slancio al settore della ricerca biomedica nazionale e indicare in modo pionieristico, ma del tutto replicabile, come sia perfettamente possibile, quando lo si vuole sul serio, coniugare merito, trasparenza, autonomia e indipendenza di valutazione, in modo da lasciare spazio solo ai progetti e alle menti più qualificati, in grado di innalzare il credito del nostro Paese nel mondo, dimostrando che da noi si può e si deve lavorare altrettanto bene, se non meglio, di quanto avviene allestero. Se un gruppo di giovani ricercatori italiani ha un buon progetto, deve poterlo sottoporre alla comunità scientifica, esigendo di essere giudicato sul merito e partendo con pari chance di successo. Con la nostra iniziativa abbiamo dimostrato che questo in Italia è possibile ed accade».
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