Formigoni boccia il tridente: il leader è uno

«Certi toni degli alleati non vanno bene. A noi piace la chiarezza, non i... casini». Botta e risposta tra il presidente della Camera e Bondi

Formigoni boccia il tridente: il leader è uno

Sabrina Cottone

da Milano

«Il tridente? Ma che Casini!». La maiuscola sui «casini» si materializza lucida e chiarissima come in una vignetta. Ed è un Roberto Formigoni azzurro che più azzurro non si può l’uomo che arringa i seicento eletti regionali di Forza Italia riuniti nei saloni milanesi della Fiera. Il presidente della Lombardia mette giù la tattica di quella che secondo lui deve essere la partita: «Si è parlato di tre punte e speriamo di fare tanti gol. Il tridente va bene ma alla fine c’è un leader. E vorrei dire a taluni dei nostri alleati che certi toni non vanno bene».
Tra i taluni c’è (oltre a Gianfranco Fini) appunto il presidente della Camera, quel Pierferdinando che contende ad alta voce a Silvio Berlusconi la guida della coalizione. E Formigoni, le cui ambizioni nazionali sono nelle cose, non gliele manda a dire: «Ma che casini! A noi piacciono le cose lucide». Invece secondo lui più che altro si sta facendo confusione: «Ho sentito ragionamenti arzigogolati secondo i quali sarebbe leader non chi prende più voti ma chi riesce in un maggior incremento, sono arrivati a parlare di differenziali... Bisognerebbe creare un delta per un’equazione di secondo grado». La fine è come l’inizio: «Ma che casini, è una situazione inaccettabile». Una frecciata che si aggiunge al battibecco tra il presidente della Camera e l’azzurro Sandro Bondi sulla famiglia. Casini lamenta l’assenza di una politica su «alloggi, giovani coppie, natalità», Bondi gli risponde: «Giudizi ingenerosi, questo governo grazie a Berlusconi ha il merito di avere imposto la centralità della famiglia sia in termini programmatici che etici».
Tornando a Formigoni, nette le critiche a sinistra: cita le più recenti vicende di cronaca giudiziaria per lanciarsi all’attacco dell’opposizione, in difesa del premier e anche di se stesso. «I toni di arroganza, presunzione e superiorità morale sbandierati dalla sinistra devono fare due passi indietro. I toni con cui attaccano noi e Silvio Berlusconi devono finire». Formigoni invita la magistratura a fare chiarezza e, pur rivendicando «cultura garantista», non si trattiene dall’ironia: «Ciò che sta emergendo è che per la prima volta le inchieste riguardano anche il mondo della sinistra. Ma non erano loro quelli bravi e perfetti?». Domande retoriche che fanno affiorare i no della platea.
Agli eletti di Forza Italia Formigoni parla di «orgoglio di partito» e anche di motore azzurro, usa metafore da Formula uno, dice «siamo ben rodati e anche belli caldi».

Ricorda che il successo della coalizione è legato alle performance azzurre e «se Forza Italia, come credo, otterrà oltre il 20 per cento dei voti le possibilità di vittoria sono notevoli». Parla delle amministrative di maggio a Milano, dove il traguardo è ambizioso: «Abbiamo bisogno di vincere al primo turno con Letizia Moratti, cosa che è assolutamente alla nostra portata».

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