Marcello Chirico
Soddisfatto. Anzi, di più ancora: Roberto Formigoni è «particolarmente soddisfatto» per come si è risolta - dopo quasi cinquanta giorni di passione - la crisi politico-amministrativa in Regione. Anche se da domattina dovrà reimbarcare in giunta quellAlessandro Cè a cui aveva sottratto ad agosto le importanti deleghe sulla Sanità, accollandosele in prima persona e scatenando così lira funesta degli uomini del Carroccio, che ieri non sembravano però proprio così soddisfatti per come si è conclusa lintera vicenda.
«Quel documento è decisamente poco simpatico per noi», ha ammesso senza troppi giri di parole il capo della delegazione lumbard, lassessore Davide Boni. Il riferimento era sia al comunicato-congiunto prodotto nellultima cena arcoriana e vergato personalmente da Berlusconi e Bossi, ma anche quellaltro che - quasi a ulteriore garanzia di quanto pattuito la notte di lunedì a Villa San Martino - il governatore ha voluto assolutamente far sottoscrivere ieri mattina, al trentesimo piano del Pirellone, a tutti i componenti della maggioranza. Due documenti, un unico denominatore: dora in poi chi si permetterà di creare problemi al manovratore del Pirellone (leggi, Formigoni) ne pagherà le dovute conseguenze.
«Non a caso - è stato esplicito il governatore lombardo - ho ritenuto opportuno sottolineare, in maniera chiara, a tutti i componenti della Cdl qui in Regione, che questo è un accordo sub-condicione. Ossia, un accordo che prevede il rispetto letterario di tutte le clausole: una sola violazione determinerà inevitabilmente le debite conseguenze». Da qui la «piena soddisfazione» del presidente lombardo «perché - ha aggiunto - non abbiamo messo affatto una pietra sul passato: non si ricomincia come prima, ma con un metodo completamente diverso». A cominciare dalla «collegialità» di tutte le future scelte amministrative, «in modo - ha spiegato ancora Formigoni - da evitare iniziative personalistiche, ma ogni decisione verrà presa tutti insieme. Esiste un programma che sta alla base dellaccordo politico tra i partiti della Casa delle Libertà che, adesso, viene riaffermato solennemente attraverso questi documenti».
Verrà inoltre privilegiato lo strumento delle riunioni interassessorili quando si dovranno affrontare temi importanti e che, per la loro trasversalità, necessiteranno di essere affrontati collegialmente, «perché - è stata la sottolineatura del governatore - ogni assessore che lavora in Regione Lombardia non è il proprietario esclusivo della propria delega ma lha ottenuta attraverso il mandato degli elettori». Insomma, Cè è avvisato: se vorrà continuare a lavorare al Pirellone dovrà confrontarsi anche col suo «nemico» Giancarlo Abelli (responsabile del Welfare), altrimenti questa volta rischia di perdere in via definitiva e senza possibilità dappello lassessorato alla sanità. E il fatto che, formalmente, linteressato non abbia fatto passi indietro non preoccupa più di tanto Formigoni, «perché ubi maior cessa ogni motivo di contenzioso», dove maior sta per Umberto Bossi «il quale - conferma il governatore - mi ha dato garanzie assolute».
Ma per essere ulteriormente certo che gli assessori della Lega non assumeranno dora in poi nuove iniziative personalistiche, ha preteso che venisse condivisa e sottoscritta pure la clausola sulla «riservatezza» sui provvedimenti in itinere finché su di essi non si sia espressa collegialmente la giunta. Questo per evitare, comè successo per la nuova legge urbanistica, che il Carroccio la presentasse agli organi di stampa prima ancora di aver concordato con gli alleati ogni dettaglio.
Infine, per evitare sgambetti in aula consigliare dai gruppi di maggioranza Formigoni ha ottenuto per iscritto pure limpegno a non presentare disegni di legge o emendamenti in contrasto col programma di maggioranza sottoscritto, senza un preventivo confronto in sede di riunione dei capigruppo.
Il decalogo è insomma scritto ed è, come puntualizza una nota della presidenza - «condizionato al rispetto letterale di tutte le clausole stabilite.
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