Formigoni contro la Turco: «Ministro troppo abortista»

La Lombardia fa la mosca bianca e dice no alle linee guida del ministro della Salute Livia Turco sulla legge 194 approvate ieri durante la conferenza Stato Regioni. «Sono troppo abortiste». Immediata la polemica. «Sono motivazioni pretestuose» insorge il ministro Livia Turco, che invita a «non interrompere il lavoro comune». Lavoro su cui sono d’accordo all’unanimità tutte le altre regioni. «In questi ultimi mesi - spiega - la necessità di una piena applicazione della legge 194 del 1978 per la tutela sociale della maternità e l’interruzione volontaria di gravidanza è stata posta con sempre maggiore vigore dalla maggioranza delle forze politiche e sociali e dall’insieme della comunità civile del Paese».
Ma il presidente della Regione, Roberto Formigoni, non ci sta e va avanti per la sua strada. Il no lombardo è giudicato «molto grave» anche dal ministro alle Pari opportunità, Barbara Pollastrini, che ne fa una questione di campagna elettorale. «Le donne - incalza - in particolare, pagherebbero di più un successo elettorale della destra e del centrodestra, con il ritorno di mentalità e chiusure che sembravano dimenticate».
«Reazioni scomposte e astiose» replica Formigoni che non arretra di un centimetro nella sua posizione sulla 194. «Anzi, sarebbe interessante che la ministra - ribatte Formigoni - dicesse perché a trent’anni di distanza dall’approvazione della legge 194, per la prima volta un Governo abbia sentito il bisogno di emanare una direttiva nazionale, guarda caso all’indomani dell’approvazione da parte della Regione Lombardia delle proprie linee guida della stessa 194».
A prendere le difese delle linee del Governo, sono i rappresentanti del centrosinistra lombardo. È il consigliere regionale Carlo Porcari del Pd a sostenere che le linee dettate dalla Turco «rispondono adeguatamente alla necessità di aggiornare, nel rispetto di tutte le sensibilità, le modalità di applicazione della legge 194 in tutte le sue parti».


Tra le linee del governo ci sono il potenziamento dei consultori e la prevenzione dell’interruzione volontaria della gravidanza, con particolare attenzione alle donne immigrate, la riduzione dei tempi di attesa e l’adozione di tecniche più appropriate di intervento e anestesia.

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