Milano«Sono tranquillissimo». Pietro Forno, procuratore aggiunto di Milano, di fronte allannuncio di unispezione ministeriale a suo carico per lintervista al Giornale sulla pedofilia nella Chiesa italiana non era apparso per nulla preoccupato. E anche ieri, quando affronta il primo interrogatorio, appare sicuro del fatto suo. Daltronde è un passaggio abbastanza soft: a interrogare Forno non sono gli ispettori del ministero ma una sua collega, lavvocato generale Laura Bertolé Viale, che ha ricevuto una delega in questo senso da Roma.
Interrogatorio breve: a Forno la dottoressa Bertolè Viale si limita a chiedere se ha effettivamente rilasciato al Giornale lintervista pubblicata il 1° aprile, e se le frasi che gli vengono attribuite tra virgolette corrispondono effettivamente alle sue risposte. Si tratta delle frasi che il giorno dopo suscitarono un vespaio e - secondo fonti bene accreditate - una protesta formale da parte della Santa sede nei confronti dello Stato italiano. A risultare indigeste oltre Tevere erano state non solo le affermazioni di Forno - capo del pool reati sessuali e da ventanni impegnato su questo fronte - sulla diffusione del fenomeno allinterno della Chiesa («mi viene il dubbio che ci siano uomini che scelgono il sacerdozio per avvicinare i fanciulli») quanto quelle sui silenzi e le coperture di cui i preti che «sbagliano» godrebbero dai vertici ecclesiali. «In tanti anni non mi è mai arrivata una sola denuncia dalle gerarchie», diceva il procuratore aggiunto, e aggiungeva «tacciono per paura dello scandalo».
Venerdì scorso il ministro Angelino Alfano aveva annunciato lapertura di uninchiesta interna per valutare gli aspetti «eventualmente diffamatori» dellintervista.
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