La forza del 3D non esalta «Guerre Stellari»

I veri brividi li provi solo quando parte il tema musicale di John Williams ed il logo di Star Wars, grazie al 3D, si allontana in profondità. Lì, è inutile nasconderlo, ti sciogli come se ascoltassi l’inno di Mameli (i leghisti perdonino l’accostamento) durante la finale mondiale di calcio. Purtroppo, però, forte di questa suggestione, finisci anche per illuderti che l’intera operazione di riconversione in tre dimensioni, voluta e realizzata dal geniale John Lucas, della saga più celebre di fantascienza prodotta su grande schermo, sia un continuo tuffo al cuore o un crescendo di «oh» esterrefatti. Non è così.
Attenzione, però, a liquidare frettolosamente e negativamente il tutto. Star Wars Episodio 1 - La minaccia fantasma 3D che da oggi ripiomba nelle sale cinematografiche italiane accompagnato dalla visione con gli appositi occhialini, era, tra i sei, il titolo peggiore dal quale far ripartire le avventure di Obi-Wan e soci. Il più logico dal punto di vista cronologico (quarto in ordine di produzione, è il primo in quello narrativo) ma il più debole, discusso, inviso (per non dire odiato) dai fan di Guerre Stellari in termini qualitativi. Un film troppo atteso all’epoca che si rivelò una vera pugnalata al cuore per chi aveva amato, al limite della follia, i primi tre Star Wars usciti al cinema. Una pellicola noiosissima, soprattutto nella prima interminabile parte, un po’ per la sua funzione da «cornice» che serviva a spiegare il passato di alcuni personaggi chiave, un po’ per le interpretazioni non certo indimenticabili di un poco carismatico Ewan McGregor (Obi-Wan) e, soprattutto, di un Liam Neeson (Qui-Gon) da minimo sindacale.
Il 3D che accompagna la nuova uscita di oggi non compie il miracolo di resuscitare completamente un titolo così «difettoso» ma, sicuramente, rende meno amara la pillola che, in passato, milioni di seguaci hanno dovuto ingerire. Del resto, l’unico motivo che vi possa spingere, oggi, a rivedere un film datato 1999, del quale conoscete ogni singola battuta e fotogramma, pagando un biglietto di ingresso rincarato, è la curiosità di scoprirne la sua resa in 3D. Scordatevi, fin da subito, di vedere colpi laser o pezzi di astronave prorompere dallo schermo per colpirvi in mezzo agli occhi. Anzi, dove la tridimensione si esalta di più e giustifica, in parte, l’esborso in euro è nelle scene più statiche (quelle sul pianeta di Tatooine) e nei primi piani nei quali profondità e contorni dei personaggi acquisiscono un peso tangibile. L’attesa corsa degli sgusci, invece, che già all’epoca pareva all’avanguardia, con l’aggiunta del 3D risulta meno esaltante e da togliere il fiato di quanto ci si potesse aspettare, tanto che rivederla indifferentemente in 2D vi darà le stesse sensazioni che con gli occhialini.


La sensazione è che per dare un giudizio definitivo (mera operazione commerciale o valore artistico aggiunto?) non ci si possa limitare a questo film ma attendere l’uscita anche dei prossimi cinque. Solo allora capiremo se la «Forza» di Star Wars proromperà in noi anche attraverso un paio di occhialini.

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