«La Francia ora ha bisogno di una scossa»
1 Aprile 2007 - 03:04«Ai tempi della Thatcher e Reagan cera Mitterrand che nazionalizzava»
da Parigi
«La Francia ha bisogno di una scossa». Questa è la convinzione di Pierre Lelouche, deputato dellUmp (Union pour un mouvement populaire) e strettissimo collaboratore del candidato del centrodestra alla presidenza della Repubblica, Nicolas Sarkozy. Esperto di fama mondiale di problemi della difesa e della politica estera, Lelouche è anche consigliere comunale dopposizione a Parigi, dove ha presentato il 26 marzo un ordine del giorno per esprimere soddisfazione a seguito dellarresto in Brasile dellex terrorista italiano Cesare Battisti. Ecco lintervista che ci ha concesso.
Perché i problemi dell«identità nazionale» hanno tanto spazio nella campagna elettorale francese in vista delle presidenziali del 22 aprile e del 6 maggio prossimi?
«È la dimostrazione di uno stato profondo di depressione nervosa, risultato di 25 anni di immobilismo. I francesi sono esasperati e preoccupati. Hanno la sensazione di aver perso il controllo del loro avvenire. Vogliono ritrovare se stessi e Sarkozy incarna questa voglia. Di qui questo dibattito sullidentità nazionale e la sua importanza politica».
Quali sono le cause di questa situazione?
«Il dramma è che nel 1981, allepoca in cui gli Stati Uniti e la Gran Bretagna scommettevano sul rinnovamento, scegliendo rispettivamente Ronald Reagan e Margaret Thatcher, noi francesi abbiamo eletto François Mitterrand, che parlava di nazionalizzare invece che di liberalizzare».
Come va leconomia?
«La Francia ha avuto 25 anni consecutivi di deficit di bilancio e il suo debito pubblico tocca supera i 1.100 miliardi di euro. Ogni bimbo che nasce ha 18mila euro di debito. La Francia è un Paese rigido, troppo rigido. Un Paese che stenta a risanare e a rilanciare la propria economia. Nel programma di Sarkozy questo è un tema centrale».
Però alla fine le privatizzazioni sono state fatte...
«Non in modo sufficiente. Il peso dello Stato è sempre eccessivo, oggi su 22 milioni di francesi in età lavorativa, ci sono 6 milioni di pubblici dipendenti, 3 milioni di disoccupati e 3 milioni di assistiti. La soluzione? Più lavoro e meno assistenza: Sarkozy continua a ripeterlo».
Limmigrazione continua a preoccupare i francesi?
«Certamente. Da quando nel 1974 è stato riconosciuto il principio del raggruppamento familiare degli immigrati, arrivano in media 300-350mila persone allanno, soprattutto dal Maghreb e dallAfrica subsahariana. In realtà solo 150mila di queste persone arrivano ogni anno in condizioni giuridicamente regolari. Il resto sono dei sans papier. Tra coloro che arrivano legalmente, appena il 5 per cento ha un lavoro. Gli altri entrano nel sistema della protezione sociale e della pura assistenza da parte della collettività».
Pensa che lattuale rivolta delle banlieue esprima il malessere degli immigrati di seconda e terza generazione?
«Cè un dato di fatto: i giovani francesi di famiglia immigrata sono nati nel nostro Paese e ne hanno il passaporto, ma non si sentono pienamente francesi. Sono un po algerini e un po francesi. Sono soprattutto delusi perché non trovano un lavoro e hanno la sensazione di vivere in una società bloccata».
Passiamo al «caso Battisti». Alcuni intellettuali francesi protestano contro lestradizione dal Brasile allItalia dellex terrorista, che si era rifugiato in Francia e che nel 2004 era divenuto uccel di bosco proprio per evitare di essere consegnato alle autorità di Roma. Che ne pensa?
«Questa è la dimostrazione di una vecchia malattia di certi intellettuali della sinistra francese: larroganza e labitudine di dare sempre lezioni al resto del mondo. Credono di sapere tutto e spiegano agli italiani - che hanno coraggiosamente difeso la loro democrazia contro il terrorismo durante gli anni 70 - come ci si deve comportare nel caso di certi ex terroristi, che sono stati adottati dalla Parigi bene».
Però il suo ordine del giorno sul caso Battisti non è stato adottato dal consiglio comunale parigino.
«Il peso di questa vergogna ricade sul sindaco socialista Bertrand Delanoë e su una sinistra incapace di guardare in faccia alla realtà: altrove ci sono personaggi come Blair, ma nella nostra sinistra francese il dogmatismo va di pari passo con larroganza.