«La Francia è tutto tranne che protezionista»

ParigiHervé Novelli, 60 anni, è uno dei membri del governo francese più vicini al presidente Nicolas Sarkozy e più invisi alla sinistra. Le sue posizioni liberiste provocano da sempre gli attacchi della gauche, fattisi ancor più frequenti con l'inizio della crisi economica. Novelli l’«italiano» (papà fiorentino e mamma romana) è oggi ministro del Commercio, dell'Artigianato, delle Piccole e medie imprese, del Turismo e dei Servizi. Di fronte alle critiche ripete la sua ricetta politica: riformare l'economia per liberarla dagli eccessivi condizionamenti burocratici.
C'è chi accusa la Francia di protezionismo...
«La Francia è tutto tranne che protezionista. Il nostro deficit commerciale è in aumento. Vorrei che i critici praticassero come noi la politica dell'apertura alle merci e ai capitali stranieri. Invece negli Usa ci sono politiche di sostegno alle Pmi nazionali. Noi auspichiamo che l'Europa nel suo complesso adotti politiche di sostegno alle proprie imprese Durante la nostra presidenza dell'Ue, lo scorso anno, ci siamo battuti in quella direzione».
Le imprese francesi hanno problemi di competitività?
«La crisi attuale è un rivelatore degli handicap strutturali delle nostre economie. Noi francesi siamo carenti di imprese di medie dimensioni. La Germania ne ha il doppio di noi. Quelle imprese sono molto importanti per superare i momenti difficili perché scommettono sull'export e sull'innovazione. Lo sforzo del nostro governo è quello di varare misure favorevoli alla media impresa. Su questo terreno siamo attenti a quanto accade in Germania e in Italia. Abbiamo varato anche riforme strutturali di rilievo, come quella del mercato del lavoro».
C'è una crisi del capitalismo?
«Qui si rasenta l'assurdo. Nessuno ha mai detto che lo Stato debba essere assente dall'economia o che il sistema economico debba essere privo di regole. L'assenza di regole si chiama anarchia, non capitalismo. Ci sono politiche strutturali liberalizzatrici (per esempio sul terreno dell'innovazione o su quello del mercato del lavoro) che l'attuale crisi non mette affatto in discussione. Dire che, nei momenti di crisi, l'economia ha bisogno di avvertire la presenza di una forte autorità pubblica non significa affatto cancellare l'economia di mercato. Purtroppo c'è gente che approfitta della situazione per lanciare una sorta di guerra di religione e magari per cercare una rivincita dopo il crollo del comunismo».
Qual è oggi il ruolo dei governi?
«I pubblici poteri dettano le regole, ma non si sostituiscono all'iniziativa privata».
Ha senso nazionalizzare le banche?
«In Francia nessuna banca è stata nazionalizzata in questo periodo».
Quando finirà la crisi?
«Qualche rondine sta volando già adesso, anche se non è sufficiente a “fare primavera”. Penso che la vera svolta verrà col 2010, quando dovremmo tornare a crescere».
Perché i sequestri dei manager da parte delle maestranze francesi?
«È la dimostrazione della carenza di dialogo sociale in Francia. Da noi i sindacati sono deboli e non c'è l'abitudine della concertazione. Il vuoto è tradizionalmente colmato dalla legge, che interviene su materie che in altri Paesi europei sono demandate all'intesa tra le parti sociali. Mancando il dialogo sociale, si riduce il senso di responsabilità».


Francia e Italia collaborano sul terreno del turismo?
«Sono entusiasta di fronte all'idea di Michela Brambilla, che sta lavorando per la cooperazione franco-italo-spagnola allo scopo di attrarre tutti insieme viaggiatori dai Paesi lontani».

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