Frenesia da vita metropolitana. E ora accelerano anche i pedoni

Frenesia da vita metropolitana. E ora accelerano anche i pedoni

da Londra

Il mondo corre veloce e non è soltanto un modo di dire. Secondo una nuova ricerca realizzata dagli studiosi dell’università dell’Hertfordshire in collaborazione col British Council, infatti, la gente cammina il 10 per cento più velocemente adesso rispetto all’inizio degli anni ’90.
In una società dove velocità fa rima con opportunità, camminare non sembra essere più di moda. Quella passeggiata un po’ svogliata, tipica di chi non ha nulla da fare, adesso pare concessa soltanto agli anziani. Gli altri, bimbi compresi, devono accelerare il passo. O, almeno, questo è quello che è emerso dallo studio condotto in 32 grandi città del mondo dal gruppo del professor Richard Wiseman, docente all’ateneo dell’Hertfordshire. Migliaia di ignari pedoni sono stati segretamente cronometrati dai ricercatori inglesi per capire come e con quale velocità si spostavano da un luogo all’altro. In cima alla classifica dei più rapidi ci sono gli abitanti di Singapore, seguiti da quelli di Copenhagen e di Madrid. I newyorkesi di oggi si sono guadagnati soltanto un nono posto e sembrano vecchietti assonnati perfino rispetto ai più arzilli brasiliani. Per non parlare dei londinesi, che si devono accontentare di un misero dodicesimo posto.
La frenesia del pedone di Singapore, dove attualmente ci si sposta il 30 per cento più velocemente di una decina d’anni fa, non sempre è però un sintomo positivo. «Fino a un certo punto camminare speditamente va bene – ha spiegato Wiseman – ma se correre diventa un modo di vivere allora la situazione è più complicata e coinvolge direttamente alcuni comportamenti personali deviati. Molto spesso, se la velocità delle persone non dipende dallo stress, è il risultato di un’alimentazione scorretta, di una mancanza di relazioni familiari e affettive in genere. E, alla fine, tutto questo può portare anche all’infarto».
Ma poco importa ai giorni nostri. Troppe cose da fare, gente da incontrare, lavori da portare a termine. Chi non corre oggi è perduto, e l’attacco di cuore sembra essere diventato ormai un rischio accettabile nel sistema di vita frenetico e ossessivo delle grandi città. Ci si muove più velocemente esattamente come si mangia e perfino come si parla. Un po’ come se si temesse di perdersi qualcosa se solo ci si azzarda a rallentare un po’ il passo, guardandosi magari qualche volta indietro con curiosità e riflessione. La gente non è più capace di mettersi seduta tranquilla, di aspettare in fila senza perdere le staffe. È tutto un guardare gli orologi e sbuffi d’impazienza. E gran parte di questa nuova tendenza a una vita vissuta con il piede sull’acceleratore è stata favorita dalle nuove tecnologie. «Le nuove scoperte informatiche e i cellulari – ha sottolineato ancora il docente inglese – ci tengono costantemente informati di tutto. E questo ci porta a pensare che tutto debba accadere ora, nel preciso momento in cui si sta vivendo». Tutti ormai si muovono più velocemente, ma i risultati variano notevolmente a seconda delle città, soprattutto osservate da diversi punti di vista messi in relazione alla velocità.
Per esempio, Londra, dove la frenesia del pedone sembra attestarsi ancora ad un livello accettabile, può vantare uno dei servizi più rapidi per quanto riguarda l’assistenza nei negozi. E in tutto il Medio oriente la camminata è più rilassata, in linea con una filosofia di vita molto diversa da quella occidentale. Nelle città mediorientali la meditazione è ancora considerata un valore importante, molto più di uno spostamento veloce dal punto A al punto B. Tuttavia alcuni esperti di fitness hanno precisato che il nuovo studio britannico non deve essere interpretato come una lode della lentezza e una critica alla passeggiata veloce.

«Per la maggioranza delle persone camminare è la maniera più semplice per rimanere in forma – ha detto la nutriozionista Joanna Hall – e sarebbe triste se si dovesse pensare che camminare fa male. Quello che è importante è camminare correttamente».
E magari fermarsi un attimo, di tanto in tanto, a guardarsi intorno, a chiacchierare con qualcuno. Perché la vita non è soltanto una gara a cronometro.

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