«Fucilate l’insegnante blasfema»

da Londra

Quindici giorni di galera non sono abbastanza per chi chiama gli orsetti Maometto. Chi si macchia di una simile infamia deve morire. Questo almeno è il pensiero delle centinaia di dimostranti sudanesi che ieri hanno invaso le strade di Khartum chiedendo la pena di morte per Gillian Gibbons, 54 anni, l’insegnante britannica che aveva permesso ai suoi piccoli alunni di scegliere il nome di Maometto per l’orsacchiotto della classe. Giovedì scorso, dopo aver trascorso 4 notti in prigione, la signora era stata ritenuta colpevole di aver arrecato offesa alla religione islamica.
Le pressioni del governo inglese non erano riuscite ad evitarle una condanna a 15 giorni di galera per quello che era stato definito dalle autorità inglesi un terribile equivoco culturale. La maestra aveva infatti portato in classe un piccolo orso di peluche regalatole da un parente e proposto ai bambini di scegliere un nome per il nuovo amico. Su 23 alunni, tutti musulmani ad eccezione di uno, 20 avevano votato per Maometto.
Domenica scorsa, in seguito a una denuncia presentata da un’assistente dell’ufficio scolastico (il dettaglio lo ha reso noto ieri il Times), la Gibbons è stata sorprendentemente arrestata con l’accusa di aver insultato il Profeta. E ieri, a sentenza emessa, ancora più sorprendente è stata la reazione popolare: molta gente si è riversata per le vie della capitale invocando la pena di morte per la donna.
I dimostranti, che hanno circondato l’ambasciata britannica senza però forzare l’accesso, brandivano coltelli e bastoni. «Chi insulta il Profeta dev’essere punito con i proiettili, fucilatela!» e «Governatore falla giustiziare!», urlavano gli scalmanati. I manifestanti sono poi giunti fin sotto il palazzo presidenziale passando di fronte alla scuola dove insegna la Gibbons.
L’istituto rimarrà chiuso fino a gennaio, Non sono stati segnalati incidenti anche perché l’edificio è sorvegliato a vista per timore di rappresaglie.
Secondo alcune agenzie giornalistiche, a incitare la folla sarebbe stato un leader integralista locale, lo sceicco Hussein Mubarak, che ha accusato la magistratura di aver emesso una sentenza così mite «per paura delle critiche delle organizzazioni umanitarie, dell’America e dell’Occidente». Mubarak ritiene che sia già in atto un piano, del quale farebbe parte la Gibbons, per cristianizzare il Sudan. «Di certo non aveva bisogno di lasciare il suo Paese per denaro, quindi è venuta qui per un’altra ragione», ha detto Mubarak.
In base alle notizie riportate dal Times, sembra che la manifestazione sia stata organizzata subito dopo aver appreso del tentativo di mediazione messo in atto da lord Ahmed (il primo musulmano ad aver ricevuto questo titolo in Gran Bretagna) per ottenere il rilascio della donna.
Ieri il Foreign Office ha comunicato che l’insegnante è stata trasferita in una località segreta.

«I nostri rappresentanti consolari hanno potuto farle visita e la signora ha detto di stare bene», ha dichiarato un portavoce del ministero, mentre tutta l’Inghilterra, a cominciare dal primo ministro Gordon Brown fino alla Federazione delle Associazioni studentesche islamiche, ha espresso la sua preoccupazione per la sorte della Gibbons.

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