Roma

Fuksas: «Roma città insicura in strada troppa confusione»

«I maleducati dettano legge, in molte città d’Europa nessuno si sognerebbe di posteggiare il motorino sopra un marciapiede»

Rita Smordoni

La legge 626 sulla sicurezza ha fatto passi da gigante negli uffici pubblici, ma a Roma manca nei cittadini la cultura della prevenzione. Praticamente l’uomo della strada non sa cosa fare, come comportarsi in caso di calamità naturale o di fronte ad un attentato terroristico. Nei palazzi mancano anche oggetti semplici come gli estintori. O le luci d’emergenza. A fare il punto sulla situazione è stato ieri il convegno «Architettura e sicurezza dopo l’11 settembre 2001», organizzato dall’Istituto superiore Antincendi.
È ancora aperta la ferita delle Torri Gemelle. A cinque anni di distanza Roma scopre di aver fatto qualche piccolo passo in avanti per fronteggiare il rischio. Ma non abbastanza. «Architetti ed ingegneri - puntualizza il Prefetto Anna Maria D’Ascenzo, capo dipartimento dei vigili del fuoco - devono costruire i nuovi edifici in modo che abbiano scale antincendio od altre vie di fuga. Anche i cittadini devono contribuire. Spesso le auto ed i motorini sono parcheggiati in modo caotico, impedendo il passaggio dei mezzi di soccorso o di raggiungere le finestre con le scale antincendio».
Al convegno ha preso parte il Direttore regionale dei Vigili del fuoco, Luigi Abate: «Il Nop, nulla osta provvisorio, viene rilasciato da noi una tantum agli edifici privati e poi ci si affida al buon senso dei condomini. Non credo che basti. A Roma esistono 2mila edifici privati di altezza superiore ai 24 metri. Mi chiedo se dentro esistono le postazioni antincendio, se sono efficienti, se nelle scale ci sono le luci di emergenza. Gli estintori. In genere manca tutto, perfino un piano di emergenza condominiale che indichi cosa fare in caso di pericolo, poniamo all’ottavo piano o al ventesimo».
Quanto costa, chiediamo ad Abate, mettere in atto un piano di emergenza? «Non molto. Nel mio condominio ho fatto mettere due estintori e le luci di emergenza. Non serve chissà che cosa. Basta sapere come ci si deve comportare se c’è un pazzo con la pistola o se scoppiano le fiamme al primo piano». E le scale antincendio all’esterno dei palazzi? «Oggi sono obbligatorie solo per altezze sopra gli 80 metri. La soglia dovrebbe scendere, io credo, almeno a 32 metri». Le scale antincendio sono obbligatorie invece negli ospedali e nelle scuole. Anche se in questo secondo caso l’attuazione della legge, come noto, è sospesa. Per quanto riguarda il rischio attentati, Abate anticipa che presto Roma sarà teatro di una nuova simulazione anti-terrorismo.
Anche all’architetto Massimiliano Fuksas, che ha aperto il convegno, rivolgiamo alcune domande. Cosa si deve fare per aumentare la sicurezza a Roma? «Sconfiggere la maleducazione della gente. Liberare le strade dalle auto. Bisogna spostarsi tutti a piedi o sui mezzi pubblici. Basta con i parcheggi selvaggi e col caos di 8-900mila motorini, che creano una situazione di grande pericolo. Io prendo l’auto solo per andare all’aeroporto. Per il resto cammino o vado in autobus». Fuksas, lei a giugno dopo il furto nel suo studio, si sfogò: «Vado via da Roma per sempre, è una città troppo insicura». Lascerà veramente la Città Eterna per Parigi o Francoforte? O ci ha ripensato? «La vita in una città europea, in Germania ad esempio, è più semplice. All’estero è normale che le strade siano pulite ed il verde curato. A Roma invece del malcostume se ne deve occupare il sindaco o l’assessore, ogni problema richiede interventi straordinari. Io sono in fondo la coscienza critica della città». Roma conserva un grande architetto dentro le sue mura, par di capire. Ma la domanda veramente era un’altra. «Dopo il furto mi hanno detto di farmi una guardia privata. In altre parole: se ti rubano, sono affari tuoi.

Vi pare questa una città sicura?» disse a giugno Fuksas. Tutto dimenticato?

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