Lo sanno tutti: i bambini devono imparare l’alfabeto. Anche le lettere più difficili e quelle assemblate nel modo più strano a disposizione. E quindi, nella biblioteca per bambini di Genova, ci si esercita su Lgbtqui.
Non sarà il massimo della pronunciabilità per i piccolini, ma quantomeno li aiuta a capire il concetto di acronimo, anche se si tratta di una cosa talmente complicata da giustificare un esposto alla magistratura solo per aver immaginato una combinazione simile di lettere. Siamo al limite del codice penale della grammatica. Quindi la elle sta per «lesbian», la gi per «gay», la bi per «bisexual» e fin qui possiamo anche arrivarci (ma i bambini?). La ti di «transgender» già è più difficile, anche se la presenza dell’ex deputato Vladimiro Guadagno detto Vladimir Luxuria a reti unificate tutte le sere, indubbiamente aiuta. Ma, sinceramente, con tutta la buona volontà, sull’«intersex» e sul «queer» mi arrendo. Figuriamoci i bimbi.
Evidentemente, per superare la loro naturale difficoltà ad affrontare questi termini, alla biblioteca De Amicis di Genova hanno pensato bene di affidarsi a materiali forniti dagli organizzatori del Gay Pride, che - dopo la vicenda delle favole gay che vi abbiamo raccontato nei giorni scorsi e che hanno raccolto l’adesione di ben tre bambini (quattro, secondo altre fonti), guadagnandosi anche il plauso del sindaco Marta Vincenzi - alla De Amicis sono di casa. Con tanto di invito nell’ambito dei festeggiamenti per i dieci anni della biblioteca per ragazzi del Comune di Genova e presentazione in pompa magna con simboli, bollini e loghi del Comune in bella evidenza.
Quindi, nei giorni scorsi, sui banconi della biblioteca comunale del Porto Antico di Genova sono apparse molte copie di bibliografie intitolate «Diversamente libri». In due versioni: la prima per adolescenti; la seconda «per bambine e bambini». Ed entrambe sono corredate di una serie di siti internet consigliati.
Da quelli di Arcigay, Arcilesbica e Crisalide-Azione Trans, a tanti altri, fra cui - ad esempio - www.beyourself.it, presentata come una «community giovanile dedicata alla sessualità e all’affettività in ogni sua forma».
Evidentemente, i compilatori della simpatica bibliografia distribuita in biblioteca, coerentemente con Lgbtqui e tutte le altre lettere, intendono il termine «ogni» nel senso più completo che la parola sa avere. E quindi propongono alle bambine e ai bambini il linguaggio più comprensibile ai piccoli: i fumetti. Per la precisione, quelli con «le avventure della dottoressa Wan».
Diciamoci la verità. I disegni non sono un granché. Non siamo né nei dintorni di Milo Manara, né in quelli del Magnus in versione erotica, ma nemmeno in quella dei già non esaltanti manga giapponesi. Ad esempio, i peli sul sedere del protagonista maschile - peraltro forse troppo anticipati per un pubblico di «bambine e bambini», forse ancora glabri - sembrano troppo sollevati dalla pelle per essere veri. E, come potete vedere dall’ampia selezione grafica che vi presentiamo in queste pagine, anche i testi non è che siano proprio straordinari.
I giochi di parole con i fumetti «Non lo vuoi un bel pee...sce nella vaa...sca» o vorrei «un caa...ne nel cuu...ore, ho la fii...nestra aperta» - lettere in nero, ripetizioni di vocali e puntini di sospensione sono degli autori - sarebbero di cattivo gusto anche in un film di Bombolo, Cannavale e Alvaro Vitali. Figuriamoci su un sito segnalato e consigliato ai bambini.
Ma anche senza neretti e virgolette, non è che il resto sia meglio. C’è il ragazzo, peraltro senza mutande, che chiede alla ragazza se può toccarle il seno e - dopo aver festeggiato l’inatteso diametro - accompagna il tutto con una dietrologia. Nel senso letterale della parola: «Posso da dietro?». La palpeggiata reagisce con argomenti di particolare forza intellettuale: «Ih, ih».
Si potrebbe continuare a lungo. Ma il concetto è chiaro. Nicola Abbundo, consigliere regionale dei Moderati per il Pdl in Regione Liguria, sta facendo una battaglia durissima spalleggiato dal deputato Michele Scandroglio. E, addirittura, dai computer del consiglio regionale non è riuscito a collegarsi perché il sito «consigliato ai bambini» è filtrato dal dispositivo che impedisce l’accesso agli indirizzi internet inadatti ai minori. Il Comitato Genova Pride - che organizza il Gay Pride e queste iniziative classificate come «culturali» - ha invitato Abbundo «ad accedere a quei siti con tranquillità, da un computer che non abbia le gravi censure della Regione Liguria, per verificare di cosa si tratta».
Noi l’abbiamo fatto, la magistratura pure (l’indagine pare proceda a ritmo spedito) e il risultato lo potete vedere in queste pagine. Sperando che nessun bambino che ha preso la bibliografia nella biblioteca comunale abbia fatto altrettanto.
(hanno collaborato Federico Casabella e Diego Pistacchi)
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