Il codice di disciplina parla chiaro, a livello sia italiano, sia mondiale: i princìpi di lealtà, integrità e sportività sono punti cardine da rispettare. Ma la simulazione resta chiaramente uno dei «vizietti» dei nostri calciatori, visto che il risultato ha ormai più valore del comportamento etico. Da qualche tempo la prova tv è stata istituzionalizzata come aiuto importante su episodi sfuggiti allocchio pure attento dellarbitro. E dalla sua introduzione, già nel 2005 con aggiustamenti successivi fino allultima versione prevista nel nuovo codice di giustizia sportiva, lausilio delle immagini ha già provocato vittime eccellenti.
Nella passata stagione uno dei casi più clamorosi riguardò lattaccante dellInter, Adriano: il brasiliano si procurò con lastuzia un rigore a San Siro nel match con la Roma (che comunque vinse lo stesso). Adriano ingannò il fischietto senese Trefoloni, ma fu inchiodato dopo lanalisi della prova tv. Tanto che subì una squalifica di due turni perché la sua caduta - come spiegò la motivazione del giudice sportivo - «non era stata preceduta da alcun significativo contatto con il corpo del portiere avversario». E fu giustificato anche lerrore arbitrale con il fatto che lattaccante nerazzurro «aveva preordinato una simulazione, trascinando innaturalmente sul manto erboso il piede sinistro». Un atteggiamento dunque consapevole del giocatore, che a causa della squalifica fu costretto a saltare la partita dello scudetto la domenica successiva a Siena e poi quella casalinga con lEmpoli.
Cè infine lultimo caso in ordine di tempo, accaduto però in campo europeo: la sceneggiata di Dida a Glasgow, crollato a terra dopo che un tifoso del Celtic lo aveva appena «accarezzato».
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