Adesso che scrivo no. Ma prima che scrivevo una mail sì. Adesso è un po' di tempo che quando ticchetacco sulla tastiera mi sento osservato. È una sensazione inquietante. Come se ci fosse qualcuno appollaiato sulla mia spalla che controlla le parole che escono e si rincorrono sul foglio elettronico. Solo che succede una cosa strana: lo spione, l'intruso, l'indesiderato, il non invitato, lui arriva solo quando scrivo mail. Non articoli come in questo momento, non paragrafi, non capitoli, non cose simili. Lui si allerta, si scomoda, si palesa, lui mi arriva alle spalle e leggero come l'aria mi monta in spalla solo quando sto per inviare una lettera a qualcuno. Incredibile. Da quando l'ho scoperto mi guardo attorno circospetto ogni santa volta che avvio la posta elettronica. Sempre mi illudo di averlo seminato e sempre mi devo ricredere. Non ne posso più.
Ho scoperto di essere spiato un giorno che ho scritto una parolina magica e per magia lui è caduto in errore e si è fatto individuare. Sul momento mi sono incacchiato, poi ho compreso che in fondo, lui, sciocchino, spia a fin di bene. Per farmi e farci un favore. Però, suvvia, non è il caso, lascia stare, gli vorrei dire. Anzi, glielo dico proprio attraverso queste righe. Lui è Google, ma non nel senso di Maps e Earth, lui, lo spione a fin di bene, è Google nel senso di posta, di Gmail che sforna idee per facilitarci l'esistenza e però mica è sempre vero. L'ho capito di recente, ma sono seppiato dentro, per cui magari esiste da una vita. Fatto sta, ho scoperto che se nel testo di una mail scriviamo la parola magica «allegato» senza allegare file succede che prima di inviarla spunta lo spione buono a ricordarti più o meno questo: «Vecchio mio, non è che ti stai dimenticando qualcosa, eh??? Non è che ti stai scordando quel bell'allegatino che ti eri preparato e hai annunciato al destinatario, ehhh???». Mi sono spaventato. Mi hanno spiegato che trattasi di simpatico algoritmo che individua parole sensibili proprio come «allegato». E mi sono spaventato ancora di più. Di algoritmo in algoritmo, un giorno ci algoritmizzeranno la vita.
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