Ci ha promesso uno spettacolo lieve, grottesco, a tratti vagamente malinconico. Così come sarebbe piaciuto allautore stesso, quellAnton Cechov drammaturgo e medico che ci ha insegnato a cullare i ricordi, ad amare il mistero dei sentimenti, ad ascoltare gli assolo dellanima, a leggere tra le pieghe degli addii, delle rinunce, dei rimpianti umani limmobilità di un popolo struggente e disilluso. Andrei Konchalovsky, celebre cineasta russo (tra i suoi ultimi successi La casa dei matti e, in uscita la prossima estate, il nuovo film Carta patinata), torna a Il Gabbiano e torna a quella regia di ventanni fa in cui «la commedia» cechoviana, allestita allora per il Théâtre de lOdéon di Parigi, trovava in Juliette Binoche e André Dussollier due straordinari interpreti.
La messinscena odierna, che debutterà in prima nazionale allArgentina domani con unica replica domenica, ricalca solo in parte lesperienza francese. Perché qui leclettico regista sembra voler sottolineare con maggiore enfasi le declinazioni agrodolci, i paradossi spiazzanti, gli intrecci da vaudeville, il buffo gioco del destino che Cechov distilla in questa complessa vicenda, attraversata da note crepuscolari e tensioni emotive assai sottili. «Trovo che nelle versioni recenti dellopera - sottolinea Konchalovsky - vi sia poco rispetto per un testo così importante, forse i giovani affrontano i grandi classici della letteratura teatrale senza unadeguata preparazione». Ma forse, vorremmo aggiungere, solo ai russi è dato entrare con immediata comprensione (e compartecipazione) nei toni giusti del geniale autore. Ci viene in mente, per esempio, lo splendido lavoro Partitura incompleta per pianola meccanica firmato da Nikita Mikhalkov, fratello dello stesso Konchalovsky, e interpretato da un indimenticabile Marcello Mastroianni (era il 1987). Ci viene in mente, ancora, quel Gabbiano leggero ed «acquoso» che il lituano Eimuntas Nekrosius confezionò qualche stagione fa con i giovani allievi dellÉcole des Maîtres (ne vedemmo un esito scenico, ancora in fase di studio, al Quirino). Forse, dunque, solo i russi sanno capire a fondo le dinamiche e le sfumature di certi personaggi che sono frutto «anche» di una storia e di unindole nazionali: Irina Arkadina, attrice ormai sul viale del tramonto, esercita una forte influenza sul fragile figlio Konstantin, il quale entra in conflitto con lamante della donna, laffermato scrittore Trigorin, e non riesce ad amare la giovane Nina (ruolo qui affidato alla moglie del regista, la trentatreenne Yulia Vysotskaya, già interprete dei suoi film più recenti), aspirante attrice che finirà col cedere alle lusinghe dellanziano Trigorin e fuggirà con lui andando incontro ad una sorte quanto mai infelice. Sullo sfondo si muovono poi altre emblematiche figure tra cui la sommessa Masha, anchessa destinata ad un matrimonio senza amore e ad un futuro di sofferenza.
Lo spettacolo è in lingua originale con sovratitoli in italiano e dura 2h e 30. Informazioni: 06/684000346 - 06/684000313.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.