Roma - «Fini sbaglia. Sul partito, sull’immigrazione, sul testamento biologico e sulla mafia». Dopo tre giorni ad alta tensione tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini, a tirare le somme è il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri. Che auspica una «maggiore frequenza di incontri» tra i due perché «questo clima va superato», ma definisce «ingeneroso» e «prevenuto» l’intervento dell’ex leader di An sul partito.
Presidente, iniziamo da qui. Fini chiede più «democrazia interna». Non è d’accordo?
«Assolutamente sì. Quando dice che serve discutere e confrontarsi fa bene e pone un problema che è di tutte le formazioni politiche, soprattutto del Pdl, che è un partito liberale nel quale a nessuno vengono imposte posizioni di principio».
Qual è il problema, allora?
«In alcuni passaggi è stato ingeneroso, perché la verità è che nelle democrazie bipolari partito e governo per molti aspetti coincidono. Insomma, dire che “la temperatura nel Pdl è come quella di Bolzano” perché “non pervenuta” mi pare prevenuto».
Si spieghi.
«Rifiuti a Napoli, ricostruzione in Abruzzo, G8, grandi opere, riforma della scuola. In un anno il governo ha fatto tanto e di questo non si può non tenere conto. Se avessimo fatto dieci direzioni di partito in più ma prodotto meno risultati cosa penserebbero gli italiani? E poi non si considerano i successi elettorali, prima in Abruzzo e Sardegna, poi tre mesi fa quando abbiamo conquistato Regioni, Province e Comuni che prima non avevamo. Ecco, credo che in questo senso la valutazione sul Pdl dovesse essere un po’ più generosa».
Intende dire che è stato poco concreto, che ha guardato poco ai fatti?
«È stato prevenuto. Anche perché il Pdl è quello che è oggi anche perché Fini l’ha voluto fortemente e con la sua determinazione ha reso possibile che quella di Forza Italia non fosse una fagocitazione di An ma una vera e propria fusione».
Però l’intervento di Fini a Gubbio è stato un po’ forte. Quasi tutti hanno interpretato le parole sulle inchieste di mafia come un attacco frontale a Berlusconi...
«È un riferimento che io non ho condiviso affatto, perché riaprire sentenze di condanna per le stragi di mafia significa voler riscrivere la storia, ma credo che vadano ridimensionate le interpretazioni malevole su Fini».
Con Berlusconi che attacca la Procura di Palermo e il tam tam del Palazzo che racconta di un’indagine a carico del Cavaliere come mandante occulto delle stragi di mafia, lei è uno dei pochi nel Pdl a pensare che Fini fosse in buona fede.
«Non so quali fossero le sue intenzioni. Dovrà chiarirlo lui e spero lo farà presto perché non credo intendesse questo: il fatto che si sia accodato alle parole del ministro Alfano mi rassicura. Se poi mi chiede se dovrebbe essere più esaustivo le rispondo di sì: deve chiarire. Perché anche io sono convinto che a Palermo ci siano manovre oscure contro il Cavaliere con il solito schema dei pentiti dinamici».
Qualcuno ha visto un affondo anche nel riferimento alla massoneria. Che ne pensa?
«Penso solo che Fini abbia voluto smentire quei giornali che hanno scritto che è eterodiretto da alcune lobbies. Quella sulla massoneria era una battuta riferita a se stesso».
E le posizioni su immigrazione e biotestamento?
«Sono questioni su cui Fini ha opinioni diverse dalla maggior parte del Pdl e dal sottoscritto. Ha pieno diritto di esprimerle, ma non di considerare a priori sbagliate le posizioni di altri come quando alla festa del Pd di Genova le ha definite “clericali”. Il problema, però, sono anche i neofiniani».
I fedelissimi?
«Alcuni deputati, siti web e qualche giornale che sono molto zelanti e non esitano a definirci “la destra rozza” solo perché non la pensiamo come loro. Stanno creando difficoltà, perché da parte nostra nessuno attacca o costringe chi ha posizioni diverse. Al Senato sul biotestamento ci sono stati 60 voti segreti e non ho imposto nulla a nessuno. La domanda, insomma, è questa: chi è che limita la libertà?».
Fini?
«Dico che se uno la pensa in modo diverso non deve nascere un’ordalia ma solo una normale dialettica. Se poi mi chiede perché Fini ha cambiato idea su molte cose le rispondo che è bene che intervisti lui e non me».
L’obiezione che arriva dall’entourage del premier è la seguente: con l’assedio di «Repubblica» e l’attesa sul lodo Alfano ci si mette anche Fini.
«Escludo che da parte di Fini ci siano quelle che i giornali definiscono tentazioni “complottistiche”. Conosco Berlusconi dal ’94 e Gianfranco da vent’anni prima: non ci saranno corto circuiti anche perché resterebbero solo macerie».
Oggi Fini andrà a Chianciano alla festa dell’Udc. Un altro affronto?
«Non so cosa dirà, ma non ci vedo nulla di strano. È già andato a Mirabello dal Pdl e a Genova dal Pd...».
E come si superano le incomprensioni tra Berlusconi e Fini?
«Con un dialogo più intenso, magari riservato ma decisamente più frequente di quello che c’è oggi. Sarebbe un’importante valvola di sfogo».
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