(...) comunicato «si tratta di una polemica mediatica costruita sul nulla». Per riprendere le parole degli esponenti del Genova Pride 2009, «è un disegno preciso per fare polemica, con accuse a priori e strumentali». Senza inutilmente attendere la dura e sdegnata reazione dellassociazione dei giornalisti contro chi dà sempre la colpa agli organi di informazione (daltra parte stavolta a parlare non sono stati parlamentari del Pdl e le immagini dei siti non sono uno scoop del Secolo XIX) non resta che registrare lennesima virata di bordo degli organizzatori del Gay Pride. Di quelli che «Due Regine e due Re» lavevano organizzata pensando a un laboratorio in cui far scrivere favole omosessuali ai bambini e ora spiegano che tutto quello che cera in quel laboratorio era riservato agli adulti. In effetti hanno tutte le ragioni se si considera il flop clamoroso per lassenza degli invitati principali, cioè i bimbi.
Ma quellopuscolo con la bibliografia «per bambine e bambini», con tanto di siti internet indicati, era a disposizione alla biblioteca De Amicis solo casualmente disertata dai più piccini. Anzi, secondo Riccardo Gottardi, segretario nazionale di Arcigay e Alberto Villa, portavoce del Pride, «come pure è scritto allinterno della brochure quella bibliografia è rivolta ai genitori e a chi opera con i bambini, non direttamente ai bambini». Quei fumetti con scene di sesso, parolacce, doppi sensi quantomai espliciti, suggerimenti per la masturbazione e quantaltro, servivano per insegnare educazione sessuale a chi sta a contatto con i bambini. «È per insegnare loro lo slang e i termini usati dai giovani», ripetono gli organizzatori. Questo finché lo dicono loro. Perché quando poi gli si chiede se quindi, in sostanza, si tratta effettivamente di siti per adulti, arriva la retromarcia della retromarcia: «Sì per adulti, ma anche per ragazzi. Sono fatti dai ragazzi per i ragazzi». E, non essendo segnalati o «filtrati», sono anche per «bambine e bambini» al pari del resto della bibliografia della quale fanno parte.
Insomma, per difendersi dalle polemiche, le organizzazioni gay attaccano. Scoprono che i bambini «sono stati usati», ma solo «per attaccare politicamente e mediaticamente il sindaco». E annunciano una doppia, forse tripla querela, nei confronti del consigliere regionale Pdl Nicola Abbundo, e forse anche per i deputati Michele Scandroglio e Barbara Saltamartini. «Una querela è stata già depositata contro Abbundo - tuona Villa - Ci ha accusato di diffondere materiale pedopornografico. È diffamazione. Una seconda querela firmata da tutte le associazioni interessate verrà presentata nei prossimi giorni. E, annuncia Gottardi, «gli avvocati stanno valutando anche se ci sono gli estremi per la calunnia, visto che Abbundo ci ha denunciati alla magistratura per un reato che lo stesso questore ha escluso sussistere».
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