A Leonardo e alla sua Gioconda è da sempre lecito far subire di tutto. Furti patriottici, identificazioni dei luoghi dipinti a partire dallo sfondo (così certe che ce ne sono almeno tre o quattro), microanalisi che proverebbero che Da Vinci ha scritto numeri segreti negli occhi della pulzella... Ora però quella che sta subendo la povera Monna Lisa è una vera e propria «aggressione interpretativa»: nel giro di pochi giorni è stata fatta passare da travestito a cortigiana adultera. Ha iniziato una studiosa francese, Sophie Herfort, che ha pubblicato un libro, Le Jocond (Il Giocondo), proprio in coincidenza con la grande mostra aperta a Londra su Leonardo da Vinci. Secondo la Herfort se la Gioconda fosse davvero Lisa Gherardini, la moglie di Francesco del Giocondo (a Firenze è tutta estate che ne cercano il corpo), allora perché il dipinto non è mai appartenuto a questultimo? Perché il maestro non si è mai voluto separare dal ritratto portandolo in Francia? Ecco la risposta: a essere ritratto è Salai, alias Gian Giacomo Caprotti, giovane allievo - e amante - di Leonardo che si sarebbe divertito a rappresentarlo vestito da donna, con gli abiti femminili che Salai indossava fra le mura domestiche. Il quadro venne poi ulteriormente «femminilizzato» perché «al tempo lomosessualità era punita con il rogo». Avrà ragione?
Non secondo lo storico romano Roberto Zapperi. La Gioconda sarebbe il ritratto idealizzato di Pacifica Brandani, una nobildonna sposata della corte di Urbino, amante dei figlio di Lorenzo de Medici, Giuliano, duca di Nemours, a cui diede un figlio illegittimo. I fatti, secondo Zapperi: allinizio del 500 quando Giuliano de Medici era esule a Urbino, intrecciò una relazione con la Brandani, morta poco dopo la nascita del figlio, nel 1511.
Ad andare avanti così finirà che la povera Gioconda smetterà di sorridere.
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