Gea, chiesto il rinvio a giudizio per Moggi e altri sette

Tra gli imputati i responsabili della società di gestione delle procure di calciatori e allenatori. Ci sono il figlio dell'ex dg della Juventus, Alessandro, e quello di Lippi, Davide. Il reato contestato è associazione a delinquere. Inchieste anche sugli arbitri

Gea, chiesto il rinvio a giudizio per Moggi e altri sette

Roma - La procura di Roma chiede il processo per Luciano e Alessandro Moggi, Francesco Zavaglia, Riccardo Calleri, Davide Lippi, Pasquale Gallo, Francesco Ceravolo e Luciano Gaucci, indagati a diverso titolo, tra l'altro per associazione a delinquere finalizzata all'illecita concorrenza con minacce e violenza, nell'ambito dell'inchiesta su presunti metodi illeciti della società di procuratori sportivi Gea World. I pm Luca Palamara e Maria Cristina Palaia rinnovano, così come avevano fatto al momento del deposito degli atti, la richiesta di archiviazione per Chiara Geronzi, Tommaso Cellini e Giuseppe De Mita, inizialmente finiti nell'obiettivo degli inquirenti. In base a quanto riscontrato dagli accertamenti svolti dalla guardia di Finanza è stato verificato che i tre, pur essendo stati soci della Gea World, «non si occuparono di acquisizioni di procure sportive».

Le accuse L'inchiesta della magistratura romana ha riguardato prevalentemente le pressioni esercitate dalla Gea su numerosi calciatori affinchè rinnegassero i loro originali procuratori per affidarsi alla società. Ciò, secondo l'ipotesi di accusa degli inquirenti, avrebbe consentito agli atleti, di ottenere maggiori tutele in sede di rinnovo contrattuale o di trasferimento a club blasonati. Tra le procure finite al vaglio dei pm romani quelle di David Trezeguet, Nicola Amoruso, Davide Baiocco e Giovanni Tedesco. Ad un ex calciatore della Juve, Giorgio Chiellini, sarebbe stata prospettata anche la convocazione in nazionale grazie a Davide Lippi, figlio dell'ex ct campione del mondo. Secondo i pm Palaia e Palamara, Luciano e Alessandro Moggi, nonchè Franco Zavaglia sarebbero stati i promotori del sistema di potere che avrebbe portato la Gea World ad esercitare una funzione dominante nel mondo del calcio. Nel capo di imputazione si afferma che i tre avrebbero creato la Gea per «acquisire il maggior numero di procure sportive, tramite esse, ottenere un potere contrattuale in grado di incidere in maniera determinante sul mercato calcistico, per condizionare la gestione dei calciatori e, di riflesso, quella di svariate squadre del campionato di calcio». Tra queste il Siena, la Reggina, il Messina, il Crotone e l'Avellino. Dominus della situazione, per gli inquirenti, era Luciano Moggi il quale - è detto nel capo di accusa - poteva sfruttare il «potere e la forza di intimidazione derivategli dai metodi usati nella sua ultratrentennale esperienza nel mondo del calcio e la capacità di sopraffazione che sempre più aveva acquisito sui giocatori, su taluni dirigenti delle società di calcio, nonchè sugli organi proposti al controllo dell' attività degli agenti dei calciatori e, quindi, anche nei confronti dell' attività svolta dalla stessa Gea». A Zavaglia, inoltre, la Procura contesta anche il reato di violazione fiscale in relazione alla contraffazione di fatture emesse dalla società «Eugenio Marinella» per l'acquisto fittizio di migliaia di cravatte. Circostanze, per gli inquirenti, adottate per evadere le imposte nel periodo 2002-'05 degli elementi passivi fittizi. Quanto alle posizioni di Chiara Geronzi, ex socia Gea, Giuseppe De Mita e Tommaso Cellini, ex dipendenti della società, finiti nel registro degli indagati in relazione all'acquisizione della procura di Alessandro Nesta da parte della Gea, nella richiesta di archiviazione si sottolinea, che nei loro confronti non sono emersi fatti penalmente rilevanti.

Altre inchieste Omissioni da parte della Federazione italiana gioco calcio rispetto all'operato della commissione agenti di calciatori, corsie preferenziali per alcuni arbitri e favoritismi da parte di alcuni fischietti alla Gea. I pm della procura di Roma, Luca Palamara e Maria Cristina Palaia, hanno aperto due inchieste stralcio; quella sull'ex Figc contempla il reato di omissione o rifiuto di atti d'ufficio; l'altra, l'abuso d'ufficio, mira a individuare eventuali responsabilità dei designatori Bergamo e Pairetto nelle valutazioni arbitrali.

Nello stesso fascicolo verranno vagliate le posizioni di Palanca, Gabriele, Farina e De Santis, i cui nomi vennero fatti ai magistrati dall'ex presidente dell'Ancona Ermanno Pieroni; chi indaga dovrà decidere, sulla base delle dichiarazioni anche di Franco Dal Cin e Aldo Spinelli, delle carte ricevute all'epoca dai colleghi di Napoli, delle informative dei carabinieri e della guardia di finanza, se ipotizzare la frode sportiva in relazione ai loro rapporti con la società guidata da Alessandro Moggi. Il sospetto è che la Gea abbia goduto di favori che potrebbero aver contribuito ad alterare i risultati sportivi.

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