Gemelline scomparse, spuntano due testimoni Si cercano Alessia e Livia in un lago svizzero

Il racconto di un uomo: "Ho visto un uomo trascinare una valigia sulla spiaggia". Si sospetta fosse Matthias, il papà delle bimbe scomparse. E una donna conferma: "Erano qui con il padre"

Gemelline scomparse, spuntano due testimoni 
Si cercano Alessia e Livia in un lago svizzero

Chissà chi lo sa? Non è un gioco, nemmeno un quiz tv. Questo indovinello vale due vite, quelle di Alessia Vère e Livia Clara, gemelline bionde e ignare, nate il 7 ottobre 2004 in Svizzera. Ufficialmente missing dal 30 gennaio. Chi sa non c’è più, ha scelto di andare a morire, dopo un viaggio senza un plausibile perché, sotto un treno in quel di Cerignola.

Da un po’ non se ne parlava più, come se queste due bimbe fossero finite nel limbo di una memoria che si vorrebbe destinare all’oblio.
Adesso, all’improvviso, nella terra del cioccolato, degli orologi infallibili, e delle mucche colorate di viola, la polizia mette in campo mezzo esercito. Centocinquanta uomini, cani, elicotteri: da ormai quarantott’ore setacciano un piccolo fiume che sfocia nel lago Lemano, uno specchio d’acqua a pochi chilometri da Saint-Sulpice, dove fino alla scorsa estate viveva ancora unita la famiglia Schepp. La battuta è scattata dopo la testimonianza di un uomo- spiegano gli investigatori locali- «che riferiva di aver notato una persona che, verso le quattro del pomeriggio, trascinava una valigia nei pressi della spiaggia del Boiron». Lo avrebbe visto di spalle, non sa dire se si possa trattare davvero dell’ingegnere suicida. Ma prima di lui, tre settimane fa, una signora aveva raccontato di aver visto Matthias. Lì sulle rive del lago con le due figlie, vive e vegete, proprio in quella domenica di gennaio.

Qui, adesso, gli inquirenti cercano due cadaveri. Il racconto del nuovo testimone (che risale al 6 aprile) «confrontato ad altri elementi dell’inchiesta è parso molto interessante, soprattutto per quanto riguarda orari e luoghi dove poteva trovarsi il padre delle gemelle», puntualizza il portavoce della polizia del cantone di Vaud Jean-Christophe Sauterel. Questo ha motivato le ricerche». Fatte con cani specializzati nel trovare cadaveri, 11 segugi che provengono da Austria, Francia, Zurigo e Berna e «che esplorano un settore piuttosto ampio». «Purtroppo non è possibile escludere alcuna ipotesi». Ricerche che proseguiranno anche oggi, con tanto di sommozzatori. Il cerchio non si chiude, però. E oggi più di ieri nel mosaico degli interrogativi si inanellano altri dubbi.

A cominciare da quello della scomparsa e della misteriosa fine di Katia Iritano, la ventisettenne sparita il 25 gennaio scorso da un paesello del cantone di Vaud e ritrovata morta in un burrone vicino a casa un paio di settimane fa. C’è chi giura di averla vista a metà gennaio insieme con l’ingegnere della Philip Morris in un centro commerciale nel Comasco. E poi c’è ancora lei, Olga Orneck, la pensionata corsa di Propriano. Alla gendarmerie ha raccontato di essere certa di avere incontrato vicino al porto Matthias Schepp con le gemelline e una donna, nella mattinata del 1° febbraio, identificando «all’80 per cento» la signora in Katia Iritano. Che era mora, ma che secondo la testimone quel giorno i capelli li avrebbe colorati di biondo.
Per questo sia la pista di Montellimar (Francia) che quella della Corsica restano e sono tuttora oggetto di indagini della polizia francese. Gli svizzeri si cautelano: «Non scartiamo nessuna ipotesi».
In Italia, a Cerignola, si è smesso di cercare da tempo.

Ne sono tutti certi, a cominciare dal capo della

squadra mobile: qui le bimbe non sono mai arrivate. Semmai si vorrebbe capire perché il 3 febbraio qui è approdato il padre dopo quattro giorni di peregrinazioni. Per andare a tuffarsi sotto un Eurostar alle undici di sera.

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