Generali, anno record per utili e dividendo

Prossimo cda con un profilo più tecnico

da Milano

Profitti in crescita del 25,3%, una pioggia di azioni gratuite e dividendi per 955 milioni: a poco più di un mese dall’assemblea che sabato 28 aprile sarà chiamata a rinnovare il consiglio di amministrazione il presidente Antoine Bernheim, spinge al massimo la sala macchine delle Generali.
A dettare la strategia è stato ieri il consiglio di amministrazione dopo aver portato il colosso triestino ad archiviare il 2006 con 2,4 miliardi di utile netto, a fronte di 4 miliardi di risultato operativo (più 20,9%) e di una raccolta premi lorda di 64,5 miliardi (più 2,3% in termini omogenei). Positive anche le attese per l’anno in corso, tanto che Generali ha già ritoccato al rialzo a 3,1 miliardi gli obiettivi dell’utile netto al 2008: questo pomeriggio è atteso un incontro a Londra con la comunità finanziaria.
Un panorama «rassicurante» che il vertice di Generali indirizza alla compagine sociale, a vantaggio della quale saranno distribuiti 955 milioni in dividendi (più 39%) pari a una cedola unitaria migliorata da 0,54 a 0,75 euro, cui verrà aggiunta una azione ogni dieci possedute. Risultati che lo stesso Bernheim ha definito «un altro anno eccellente» per Trieste, «grazie al contributo decisivo di una squadra molto unita». In pratica una difesa, perlomeno implicitamente, dello status quo con le deleghe operative spartite tra i due amministratori delegati Sergio Balbinot e Giovanni Perissinotto.
A meno di sorprese, l’assetto di comando sarà confermato dall’assemblea, ma in occasione dei 175 anni dalla fondazione del gruppo, la politica delle «gratifiche» si allargherà a tutti i 66mila dipendenti del Leone, che riceveranno i preannunciati titoli gratuiti. Diverso però lo scenario per la composizione del consiglio di amministrazione. A proposito del quale prende piede l’orientamento di imprimervi un assetto maggiormente industriale, chiedendo agli azionisti di «svecchiare» la stanza dei bottoni, inserendo esperti nel business assicurativo a discapito del peso attualmente ricoperto dai legali.
Una mossa strategica, rilanciata ieri dal Financial Times, pensata da alcuni soci per favorire lo sviluppo del gruppo. Incluso il possibile salto internazionale proposto da Bernheim dopo il freno posto dall’Antitrust sulla partita Toro-Nuova Tirrena. L’orientamento che non dovrebbe incontrare resistenze in Unicredit, Capitalia e Monte Paschi, riscuote per primo il favore di Mediobanca (grande socia di Generali con il 14,1%). Tanto che il direttore generale Alberto Nagel ha già assicurato gli analisti sul fatto che Piazzetta Cuccia «contribuirà a una composizione del board che possa permettere a Generali di essere più forte e profittevole».
In ogni caso il punto sulle candidature sarà fatto entro metà aprile, quando si riunirà il comitato nomine di Piazzetta Cuccia.

Non è chiaro, invece, quali siano i tempi per un riesame più ampio della governance di Generali che potrebbe contemplare la scelta di un direttore finanziario.
Entro il 30 giugno la compagnia triestina dovrà convocare un’assemblea straordinaria per adeguare lo statuto alla legge sul Risparmio ma è difficile che questa sia l’occasione per rimettere mano alla governance.

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