In gennaio il miracolo dell’Airbus ammarato

Sette mesi fa il fiume Hudson era stato teatro di un altro spettacolare incidente aereo: era il 15 gennaio quando un Airbus A320 della Us Airways decollato dall’aeroporto LaGuardia di New York effettuò un atterraggio di emergenza nell’Hudson in seguito a un «bird strike», cioè l’urto con uno stormo di volatili. I 155 passeggeri a bordo si salvarono tutti grazie all’ammirevole abilità del pilota Chelsey Sullenberger, che a motori spenti riuscì a condurre l’aereo in planata fino a posarsi sulle acque gelide del fiume che separa l’isola newyorkese di Manhattan dallo Stato del New Jersey. I soccorsi, giunti rapidamente con imbarcazioni di ogni tipo, furono facilitati dalla disciplina e dal sangue freddo dimostrati dall’equipaggio e dai passeggeri, che seguirono le istruzioni e uscirono in fila indiana dalle uscite di emergenza, attendendo di essere raccolti dai soccorritori ed evitando movimenti bruschi che avrebbero potuto mettere a repentaglio la precaria stabilità del velivolo sulle acque dello Hudson.

Il capitano Sullenberger fu l’ultimo a lasciare l’aereo, dopo essersi accertato che tutti i passeggeri fossero stati messi in salvo: per il suo comportamento fu trattato da eroe e ricevette i complimenti del presidente degli Stati Uniti che lo additò ad esempio per tutti gli americani.

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