Cronache

GENOVA, CAPITALE DELLE ILLUSIONI

(...) È qualcosa difficile, quasi impossibile, da definire. È qualcosa a cui non vorremmo rinunciare mai. Ho nelle orecchie la telefonata commovente di un nostro lettore, l’altro giorno: «Grazie. Dite le cose che penso prima ancora che le pensi». Ho negli occhi le lettere di Mario Mortola di Bogliasco e di Cesare Mori di Pegli, immedesimazione con il Giornale allo stato puro. Ho sul tavolo le parole di Angelo De Ferrari, da Marassi, che pubblichiamo integralmente, così come abbiamo pubblicato integralmente quelle di insulti. Da brividi: «Bravo dottor Lussana, sulle prime non mi era nemmeno tanto simpatico, letto sul nostro Giornale e visto nelle trasmissioni sportive tv. Adesso, dopo questo “paciugo“ del Genoa, spesso ritaglio le sue risposte e le conservo, come testimonianza di un giornalismo “vero“, “sincero“ e non opportunista. Grazie di regalarci, sempre, una boccata di aria pulita». Oppure la lettera di Enrico Colamartino, da Castelletto: «Gentile dottor Lussana, debbo francamente dirle di essere pienamente in linea con quanto da lei ripetutamente sottolineato, come pure traspariva da una mia recente lettera a cui avete riservato un’attenzione di cui vi ringrazio. In particolare, sul neo garantismo improvvisamente esploso a Genova, sull’“accanimento terapeutico“ e così via. Cordialità».
Ovviamente, non abbiamo riportato il contenuto di queste graditissime lettere per vantarci. Non è nel nostro stile e, soprattutto, non aggiungerebbe nulla al rapporto fra il Giornale e i suoi lettori. Leggere queste parole, invece, fa capire come - anche partendo da posizioni di minoranza, da battaglie che sembravano improbe - si può ragionare, se solo si trovano interlocutori all’altezza. E noi, fortunatamente, li abbiamo.
Dispiace che, invece, in città continui il gioco delle illusioni e dei cavilli. L’ultima utopia è il ricorso rossoblù che punterebbe a riammettere il Genoa in serie A non quest’anno, ma il prossimo. Una specie di Monopoli del calcio in cui si va direttamente a incassare il premio senza passare dal «via». Il tutto sempre in nome dell’ingiusto processo a cui è stata sottoposta la società del Grifone. Francamente, ci sembra l’ennesimo fuoco fatuo, destinato solo a lasciare fumo. Speriamo non quello dei lacrimogeni.
Così come ci sembrano illusori tutti gli altri tentativi di ricorsi preannunciati: dall’Alta Corte Europea dell’Aja (che non è precisamente quello che sognavano i tifosi quando cantavano «Portaci in Europa») a quello per il risarcimento economico dei danni causati al Genoa. Ovviamente, ci auguriamo di sbagliarci.

Ma se andasse così e la Figc si arrabbiasse ancor più per le ripetute violazioni della clausola compromissoria - tanto da dare al Genoa non il «meno 3» che c’è oggi in classifica e nemmeno il «meno 6» che scatterà dopo il deferimento, ma una penalizzazione ancor più pesante - si vuol spiegare un’altra volta ai tifosi che l’unico cattivo è Carraro e che c’è un complotto contro il Grifone? Si vuol rischiare di vedere un’altra volta la violenza in città per reazione contro la punizione eccessiva? Soprattutto, si vuol rischiare di risvegliarsi ancora un altr’anno serie C, però, vuoi mettere, sognando di essere messi direttamente in A?
Domande.

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