Genova può rinascere con la «rumenta»

Genova può rinascere con la «rumenta»

Aveva allora quindici anni e in qualità di studente modello riuscì a escogitare il sistema per estrarre le radici cubiche dei numeri, fino a otto milioni, in cinque secondi. E c'è di più. Perfezionò la sua tecnica e arrivò fino a otto milioni di numeri in trenta secondi. Di anni ne sono passati, oggi lo scolaro prodigio è un pensionato di 63 anni e propone una soluzione nuova e rivoluzionaria per risolvere il tanto discusso problema della rumenta. E in tempi chiaramente non biblici.
Certo non in cinque secondi e neanche in otto, ma il suo contributo alla causa, lui l'ha dato. Ha chiamato il Giornale e con fare spiazzante ha detto: «Bisogna fare qualcosa, non c'è più tempo. Basterebbero dei cassoni di cemento armato per risolvere l'emergenza». Insomma, Gianni Figari da un letto di ospedale ha pensato bene di mettere al corrente la redazione del suo progetto. Un'idea semplice la sua, ma vincente ha dichiarato: «Perché completamente realizzabile». Ha pensato a tutto Figari: costi, finanziamenti e tempi, spazzando via dubbi e incertezze.
«Ma veniamo al dunque - ha spiegato con un filo di voce-. Si potrebbero costruire dei cassonetti di cemento armato, con il tetto da applicare solo in un secondo momento. Una volta costruiti, questi cassonetti dovrebbero essere riempiti con due terzi di rumenta. Subito dopo bisognerebbe riempirli di terra, pietre e carcasse di automobili.
Questo ammasso andrebbe a comprimere la spazzatura e lo stesso cassonetto dovrebbe essere chiuso con un tetto sempre di cemento armato. L'idea vincente a mio avviso sta nel fatto che questi cassonetti potrebbero essere utilizzati per fare dei moli per i porti, autostrade e strade. E non soltanto in Liguria, ma in tutta l'Italia. I costi? Sicuramente inferiori a quelli relativi alla costruzione di termovalorizzatori, che tutti vogliono, ma nessuno fa. I finanziamenti? Dovrebbero arrivare dalla Campania, la regione più colpita, oppure dovrebbero competere allo Stato».
Insomma, mentre diecimila tonnellate di rifiuti campani arriveranno a Genova, nella discarica di Scarpino - in base a un accordo tra il Comune e gli abitanti della zona che prevede la diminuzione dell'afflusso dei mezzi pesanti da altre regioni in modo che alla fine transitino cinque tir in meno di 24 ore e la riqualificazione della zona -, c'è qualcuno che proprio non ci sta, a questo tipo di soluzione.
«Perché questi cassonetti di cemento dovrebbero servire per costruire moli nei porti, in quanto il cemento armato non si corrode come il ferro, anzi diventerebbero habitat per muscoli, coralli ed erbe marine - ha aggiunto l'ex informatore medico scientifico -. Senza dimenticare l'impiego dei cassonetti per aeroporti e autostrade. A costi sicuramente più contenuti».
Ma l'idea di Figari va anche oltre e quando parla della restituzione del bacino di carenaggio, l'ambizione vola alta.
Insomma la speranza di poter risolvere il problema della rumenta in città, porta ad elaborare ipotesi furbe.


Dunque mentre l'amministratore delegato dell'Enel, Fulvio Conti e il presidente della Regione Liguria Claudio Burlando con un protocollo d'intesa parlano di sviluppare fonti energetiche rinnovabili nell'area del porto, tra pale eoliche sulla diga foranea e pannelli fotovoltaici sui prati dell'aeroporto Cristoforo Colombo, l'ex bambino prodigio, spera che possano sbucare anche cassonetti di cemento armato con «munnezza» made in Italy.

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