Le brutture della vita stiano fuori dal palco

(...) del Libano contemporaneo devastato dalla guerra. Un monologo della figlia di un intellettuale dissidente siriano sulla tomba del padre, un padre esempio di libertà che a questa figlia prediletta ha insegnato che non bisogna piegarsi alle imposizioni e ai divieti religiosi e politici, un padre che però da questi suoi principi ne esce sconfitto e in questa sconfitta trascina anche la figlia. Dorina - Valentina entra sola sulla scena, al cui centro si erge la bara, simbolo del lutto per la perdita della libertà e la distruzione di un paese bellissimo, che lei ama e odia allo stesso tempo. La protagonista parla al pubblico delle brutture della guerra, di un'adolescenza bruciata in cui si fa sesso facile per dimenticare, ci si droga per non pensare e si gioca alla roulette russa perché in fondo si può morire comunque da un momento all'altro. Come detto all'inizio tutto vero, tutto forte e tutto scioccante, ma perché il teatro di oggi sembra provare un compiacimento nel presentare gli orrori della vita? Non che Shakespeare non li abbia raccontati, o Eschilo, Sofocle, Euripide non lo abbiano fatto prima di lui, ma la poetica all'interno delle loro tragedie è diversa e per questo non ferisce mai il pubblico. Il testo della Al Joundi invece ferisce chi ascolta e non fa bene all'anima che di chi viene a teatro dopo una giornata di lavoro. Certo che chi va a teatro sceglie consapevolmente cosa va a vedere documentandosi sull'argomento dello spettacolo, ma non può essere preparato completamente alla messa in scena e il regista in questo ha una grossa responsabilità. Giorgio Gallione ha avuto sì la mano felice in questa sua ultima fatica, dosando al meglio gestualità dell'attrice e luci di effetto all'interno della valida scenografia di Fiorato, ma non basta.

La bellissima Lodovini è stata efficace in questo suo primo monologo teatrale, ma sono troppe le date raccontate come un libro di storia che tolgono veridicità ad un momento che dovrebbe essere di assoluta introspezione per l'ultimo saluto intimo e profondo tra figlia e padre.

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