Carlo d'Asburgo, l'imperatore per caso

Nel 1916, dopo sessantotto anni di regno, muore l'imperatore d'Austria-Ungheria Francesco Giuseppe, dal 1898 vedovo della moglie Elisabetta («Sissi»). Non possono succedergli sul trono né l'unico figlio maschio Rodolfo, morto tragicamente a Mayerling nel 1889, né il successivo erede arciduca Francesco Ferdinando, assassinato a Sarajevo nel 1914. Per una serie di fatali circostanze, il trono imperiale passa, in piena prima guerra mondiale, al ventinovenne pronipote Carlo d'Asburgo (1887-1922), il cui nonno Carlo Ludovico era fratello dell'imperatore. Il nuovo sovrano è destinato a regnare per due anni soltanto, assistendo alla sconfitta militare ed al crollo della monarchia asburgica.
In «Carlo d'Asburgo l'ultimo imperatore» Roberto Coaloa offre al lettore un'interessante biografia basata oltre che su documenti d'archivio anche su documenti inediti e su preziose testimonianze di familiari di Carlo, come il figlio arciduca Rodolfo d'Austria, scomparso nel 2010, e il nipote Martino d'Austria-Este. Il nuovo punto di vista che l'autore propone è quello dell'impero asburgico, nemico storico dell'Unità italiana.
Ne emerge quindi una figura di Carlo molto diversa dall'immagine di inettitudine e debolezza diffusa ad arte dalla propaganda dei paesi vincitori, Italia compresa: il giovane imperatore si dimostra in realtà dotato di grande intelligenza politica, di forte sensibilità morale e di profonda fede religiosa, tanto da essere dichiarato beato nel 2004 da papa Giovanni Paolo II.
Moderno e progressista, Carlo vorrebbe trasformare lo stato asburgico in una federazione di popoli liberi: un disegno che non riuscirà ad attuare ma che avrebbe potuto rendere più difficili le mire espansionistiche di Hitler e Stalin evitando forse lo scoppio della seconda guerra mondiale.
Il giovane imperatore, che insieme alla corona e alla guerra ha ereditato l' alleanza con la Germania del kaiser Guglielmo II, persegue con ogni mezzo la pace cercando di fermare il conflitto anche a costo di sacrifici ed umiliazioni personali, dando ascolto - unico tra gli uomini di Stato europei - agli appelli accorati di papa Benedetto XV contro l'«inutile strage» e il «suicidio dell'Europa civile» rappresentati dalla guerra.
A prevalere saranno purtroppo il cieco militarismo dell'epoca e le sfrenate ambizioni dei responsabili politici. Carlo muore povero a 34 anni nell'esilio di Madera, dopo due tentativi di restaurazione falliti in Ungheria, lasciando otto figli e la moglie Zita di Borbone-Parma, sua fedele compagna e ispiratrice, che gli sopravvivrà fino al 1989.
Nella tragica vicenda dell'ultimo imperatore della Casa d'Austria l'autore vede qualcosa di chapliniano, il «piccolo uomo» dei tempi moderni schiacciato da circostanze troppo grandi eppure mosso sempre dai più nobili ideali cristiani, come un indomito cavaliere medievale.
Un aspetto messo in evidenza nel sottotitolo del libro: «Il “gentiluomo europeo” profeta di pace nella Grande Guerra».
Del volume fa parte un archivio fotografico di immagini provenienti dalle collezioni del Museo Storico Badogliano, di Grazzano Badoglio (Asti). Roberto Coaloa, storico e docente universitario, è nato a Casale Monferrato nel 1971.

Tra le sue opere figurano saggi sul Risorgimento, sulla prima guerra mondiale e sui viaggiatori dell'Ottocento. Come giornalista collabora al supplemento culturale de «Il Sole 24 Ore».
«Carlo d'Asburgo l'ultimo imperatore» di Roberto Coaloa, Il Canneto Editore, pagg. 320, euro 18,00.

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