Genova piange i suoi angeli del porto

L'altro ieri davanti a molo Giano ha navigato lo scafo della Jolly Nero seguita dalla lugubre scia. È stata condotta fuori dal porto dai rimorchiatori mentre lì di fianco i carabinieri subacquei cercavano ancora i corpi del sottufficiale Francesco Cetrola (ritrovato nella notte) e il sergente Gianni Jacoviello. Angosciante. Ieri alle 16, poche centinaia di metri più in là, alla Capitaneria di porto si è aperta la camera ardente per le otto vittime recuperate, con i parenti stretti intorno alle bare: «Siete i nostri eroi». Applausi e saluti militari dei marinai, ma anche di tantissimi genovesi riuniti all'Expo. Straziante. Oggi dalle 10 alle 20 e 30 il luogo sarà accessibile a tutti quelli che vorranno rendere omaggio alle vittime ed esprimere cordoglio ai famigliari e ai colleghi di lavoro. Domani mattina sono previsti i funerali di Stato nella cattedrale di San Lorenzo, celebrati dall'arcivescovo Angelo Bagnasco. Sarà l'ultimo addio ufficiale, ma se la salma di Jacoviello non sarà recuperata entro stanotte forse saranno rimandati per celebrarli tutti e 9 insieme.
Genova è ancora in lutto. Le bandiere sono rimaste a mezz'asta. A molo Giano i carabinieri si alternano con i palombari della Marina militare e gli altri sommozzatori dei Vigili del fuoco e della Guardia Costiera. Giorno e notte a togliere ferro e cemento per recuperare la salma del giovane sergente. Sopra e sott'acqua c'è una massa di detriti di oltre 70mila metri cubi. Corrispondono al quarto e quinto piano della Torre piloti che non c'è più. Si sono accartocciati addosso alle 9 vittime in pochi secondi. Terribile. Ricerche ancora senza esito. Sull'altro fronte, quello della rabbia dei lavoratori, c'è la garanzia del presidente dell'Autorità portuale Luigi Merlo: «Lo scalo è sicuro e vigileremo». Su quello delle indagini, c'è il ritrovamento della scatola nera della Torre piloti, che farà luce sulle cause della tragedia. Su quello delle polemiche scatenate dalle accuse della famiglia Messina che ha puntato il dito contro i responsabili dei rimorchiatori ancor prima che venissero accertati i fatti, c'è la dura replica dell'amministratore delegato dei Rimorchiatori Riuniti: «Sono amareggiato. Speravo che nessuno scendesse a tanto a pochi giorni dalla tragedia. Quella degli armatori è stata una porcata». Alla Compagnia risulta che quando la nave era a 150 metri dalla Torre piloti, il comandante del rimorchiatore di poppa aveva iniziato a preoccuparsi per la mancanza di ordini. Quando la Jolly Nero era arrivata a 70 metri aveva preso la radio e gridato: «Che ca... state facendo?».
Il pm Walter Cotugno ha acquisito i tabulati delle telefonate intercorse a ridosso della tragedia. Il procuratore capo Michele Di Lecce è intervenuto e ha prudentemente ritenuto «irrilevanti ai fini dell'indagine» siffatte dichiarazioni dei Messina. Ieri ha parlato pure l'ammiraglio Felicio Angrisano, che ha «categoricamente» negato un'avaria ai motori della nave al momento della partenza. «Nessuno ci ha segnalato alcunché - ha spiegato Angrisano a Repubblica - le regole di navigazione obbligano il comandante della nave a riferire alla torre di controllo ogni minimo problema. È tenuto a riferirlo pure al pilota che lo sta conducendo fuori dalle acque portuali.

In caso affermativo, la nave non può lasciare il porto. Chi dice le bugie sarà sconfessato dai dati tecnici. Non c'è solo la scatola nera della Torre piloti, ma anche quella della nave che diranno tutta la verità. Lì è tutto registrato».

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