Ma invece dei problemi della città in aula si discute di cani e tombe

Il consiglio comunale s'inizia poco dopo le 15 e si chiude alle 16.48. Per decidere la concessione gratuita di un colombaro in una nuova cripta a Staglieno. Per approvare la proposta di tumulazione nel Pantheon dello scultore genovese Lorenzo Garaventa. Per deliberare integrazioni e modifiche del regolamento sulle acquisizioni in economia di beni e servizi comunali. Per respingere la mozione di Vittoria Musso, appoggiata anche da parte della Lista Doria, che voleva abolire la tassa di 333 euro per chi abbandona i cani al canile. «Una gabella che finora ha fruttato al Comune poco più di 2mila euro - spiega Stefano Balleari del Pdl - si tratta di un provvedimento diseducativo, ingiusto e dannoso che non previene, ma incentiva il randagismo».
Fuori, in tutta Genova, decine di migliaia di famiglie sul lastrico, studenti, precari, lavoratori disoccupati incavolati neri contro la politica ladra o incapace. L'altroieri vigili urbani, operatori del sociale, autisti Amt. Ieri quelli della Centrale del Latte e Ilva. Dentro i 40, pardon, 38 consiglieri, i pochi presenti della giunta di centrosinistra e il sindaco Doria, che in sala rossa hanno fatto una fatica boia per fare qualcosa a favore dello sviluppo di Genova. Tutti impegnati su argomenti così impegnativi, che in molti hanno sudato sette camicie. Ad altri è venuta fuori l'ernia. A qualcun altro stavano per scoppiare le coronarie. «Giovedì scorso siamo stati in sala Rossa fino a quasi mezzanotte». Sì, è vero, ma ad ascoltare discorsi e non a votare le linee programmatiche del sindaco, che poi non sono neanche state ascoltate dal Pdl. Perché i consiglieri di opposizione erano usciti in segno di protesta per la contestatissima inammissibilità di 6 ordini del giorno (oggetto di informativa al Prefetto) presentati da Matteo Campora.
Non è tutto. I consiglieri della Lista Doria Marianna Pederzolli e Lucio Valerio Padovani hanno lavorato talmente di testa, che alla fine sono andati «fuori di testa». Infatti, prima hanno sottoscritto la mozione insieme al centrodestra e al grillino Simone De Pietro. Poi si sono astenuti, facendo mancare i voti favorevoli per l'abolizione della tassa: «Il nostro è stato un comportamento razionale e coerente.

Abbiamo cambiato idea perché dopo la firma abbiamo approfondito la questione e ci ha convinto l'impegno assunto dall'assessore Valeria Garotta». «Roba da matti - ironizza la capogruppo Pdl Lilli Lauro - come si fa a firmare a sostegno di un'idea e poi andare contro quello che si è liberamente sottoscritto, francamente non lo so. Me tastu se ghe sun».

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