L'imbianchino del Comune non copre l'inno alle fucilate

(...) arriva la prima segnalazione nell'ufficio del sindaco. Roba che invece, fatti concreti alla mano, non scandalizza neppure troppo, se è vero che occorre aspettare qualche giorno per leggere un comunicato di un consigliere comunale di opposizione che sollecita un intervento dell'amministrazione. Tutto questo è accaduto. L'8 maggio, in occasione del 25° anniversario dell'uccisione di Aldo Moro, è comparsa la scritta: «Affetto e stima per Prospero Gallinari», brigatista morto lo scorso gennaio, condannato per essere stato parte attiva della cellula che rapì, tenne in ostaggio e uccise il leader Dc. Stefano Balleari, vice presidente Pdl del consiglio comunale, ha rivolto ieri al sindaco e alla giunta una domanda a risposta immediata sull'incredibile episodio che non ha ancora visto l'intervento dell'amministrazione. E Lilli Lauro, capogruppo Pdl a Tursi, stigmatizza l'indolenza dell'amministrazione, elencando anche tutte le altre scritte ingiuriose che marchiano i muri cittadini. La scritta per Gallinari ripropone il tema di questa vicinanza ideologica a chi fa della violenza l'unico strumento di dibattito politico. Subito dopo l'attentato a Palazzo Chigi, nella zona di Mura dello Zerbino erano comparsi molti messaggi inneggianti a Luigi Preiti, l'uomo che sparò ai carabinieri. E anche in questo caso, quello che è accaduto ha del grottesco. L'intervento di cancellatura delle scritte, seppur dopo diversi giorni, c'è stato. Ma parziale. Ancora oggi, sugli stessi muri, alcune scritte resistono. Il nome di Preiti è stato coperto dalla vernice dell'imbianchino. Il concetto, l'obiettivo che ha portato avanti con il suo folle gesto, invece è ancora in bella mostra. La sua «soluzione» per risolvere i problemi politici evidentemente va bene. Accanto alla frase che inneggiava a Preiti come «eroe del popolo» (che è stata rimossa) ce n'era una, anzi ce n'è ancora una, che invita a fare «meno parole, più fucilate». Il problema era coprire il nome dell'attentatore? Quello che ha fatto invece va bene? La possibile giustificazione dovuta a una distrazione vacilla nel momento in cui si notano molte altre scritte dello stesso tenore, vergate dalla stessa mano nella stessa notte. Un altro esempio? L'odio per i carabinieri e l'esaltazione di chi li uccide è espresso a breve distanza nella frase: «Freddo a Caserta: -1». Un modo di gioire del fatto che negli stessi giorni dell'attentato di Palazzo Chigi, un militare era rimasto vittima di una banda di rapinatori in una gioielleria campana. Anche quella scritta è rimasta. Il concetto «vale»?
Che qualcosa non funzioni, che possa esserci una violenza politica tollerata e rispettata se rivolta in una direzione ben precisa, sembra essere comprovato da decine di altre scritte, anche nella stessa zona. Incredibile è il caso di una casupola che fa angolo in via Mura dello Zerbino.

Da un lato era comparso un insulto ai membri di «Comunione e Liberazione», dall'altro la scritta: «Picchia il fascio». Il primo è stato cancellato, il secondo no. Così come tanti altri inviti alla violenza di sinistra.

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