Cronache

Muore di crepacuore il padre dell'aggressore

È morto ieri, stroncato da un infarto, nella sua abitazione di via Diano Marina, a Prà, Ettore Calamaro, il padre 86enne di Bruno Calamaro, 60 anni, l'uomo che venerdì ha tentato di uccidere con tre colpi di pistola l'amante cubana, Yamila Gonzalez, di 40 anni. La salma dell'anziano, che da anni non usciva di casa, vittima di una disabilità dovuta all'età avanzata, è stata trovata nel primo pomeriggio di ieri dai carabinieri che avevano arrestato il figlio venti minuti dopo il folle e sanguinoso gesto al termine di una breve fuga in auto che da via Biga, a Marassi, lo aveva portato in piazza Corvetto. Si è scoperto subito che la pistola usata da Bruno Calamaro, una Beretta 6.35, apparteneva proprio al padre. Gliel'aveva sottratta nel sonno per portarla con sé all'appuntamento mattutino con la donna, finito nel sangue. L'anziano aveva riferito di averla comprata anni prima per difesa personale.
Intanto, il figlio continua a dire: «Mi dispiace. Sono distrutto». E dal carcere di Marassi chiede perdono. A Bruno Calamaro, che avrebbe colpito Yamila Gonzalez in un raptus dettato dalla gelosia, il pm Luca Scorza Azzarà contesta il tentato omicidio pluriaggravato. L'uomo sosterrà l'interrogatorio di convalida domani mattina alle 9,30. Saranno presenti il pm e il suo difensore, l'avvocato Andrea Ciurlo, che ieri è andato in carcere per preparare l'interrogatorio e ha veicolato all'esterno il messaggio di scuse.
La vittima della sparatoria resta ricoverata in gravi condizioni all'ospedale San Martino. Un proiettile l'ha ferita a un polmone e ha lesionato una vertebra; un altro le ha perforato l'intestino e il fegato; il terzo colpo l'ha ferita di striscio al costato. Già venerdì la donna era stata operata d'urgenza, e ieri ha subìto un secondo intervento chirurgico, al termine del quale i medici hanno fatto sapere che la prognosi resta riservata.
Si fa più chiara, intanto, la ricostruzione del dramma: Bruno Calamaro ha preso la pistola del con cui viveva in via Diano Marina e con la Beretta 6,35, regolarmente detenuta dal genitore, aveva raggiunto Yamila Gonzalez in via Fereggiano, dove abita, per condurla al lavoro, in via Biga. Tra i due è scoppiata una lite: l'uomo era geloso di lei ed era certo di essere stato «tradito». «L'avevo vista qualche sera fa sotto casa sua raggiungere un uomo con doveva uscire - ha tentato di spiegare -. Lui, un italiano, quando mi ha visto si è allontanato. Ho capito che mi tradiva e ho perso la testa». Giorni dopo Calamaro si è armato, ha raggiunto l'immigrata e al culmine dell'ennesima lite ha tentato di ucciderla. «Non volevo che finisse così - ha aggiunto - Non so cosa mi sia successo.

Ho perso la testa».

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