Cronache

«Quelle notti magiche nel mio Covo di Nord Est»

A volte ritornano e si rifanno sentire. Dopo mesi e mesi di silenzio tutti pensano che abbiano chiuso, abbiano appeso come si dice le scarpe al chiodo e si siano tuffati su una qualsiasi panchina di un parco. Nulla di tutto ciò per un certo Lello Liguori, indimenticabile inventore delle notti italiane, fra gli anni Sessanta e Ottanta. Un Lello che riappare sul filo di un telefono, al telefono, al vecchio amico che imbarazzato sussurra: «Ciao Lello, ma ci sei ancora?». E lui: «Certo e sto riaprendo un grande locale, mille posti, albergo, discoteca, piscina...». Insomma tutto come alla vecchia maniera di quel Liguori che ha fatto sognare intere generazioni di giovani e di meno giovani.
Ma dove riapri? E come?
«Sono qui a Piacenza. Terra che ama il divertimento. Apro in località Monticelli d'Ongina, il 24 maggio».
Ha un nome? Alla tua maniera?
«Si chiamerà Malibù».
Come il vecchio Covo?
«Magari. Purtroppo quegli anni sono passati. Tempi d'oro che non tornano più. Niente grandi personaggi, niente grandi interpreti, niente politici amici e divertiti. Però le nuove generazioni non sono da buttar via».
Atmosfere diverse...
«Beh, non ci sono più i Frank Sinatra che arrivano nel Tigullio. Non ci sono più i Walter Chiari amicissimi che riempivano il locale».
Non ci sono più nemmeno i Franco Califano...
«Amico Franco, quanto mi è dispiaciuto che se ne sia andato. E non ci sono più né i James Brown o Ray Charles. Gente enorme».
Anni d'oro quelli...
«Ne hanno parlato anche male. Anni di vizi e di peccati. Macché, erano suggestioni! Si viveva con i grandi protagonisti che forse avevano qualche... vizio. Ma il clima, l'epoca, non erano violenti».
Tu hai avuto vicende tormentate e tante invidie...
«Più invidie che... processi. Credo che anche se Walter e Franco sono stati in galera, hanno rappresentato l'aspetto vivo e sincero di quegli anni pieni di voglia di divertirsi. Poi entrambi sono stati scagionati... scandali che facevano parte del gioco».
Chi troverai in questo «Malibù»?
«So ricreare climi e atmosfere, certo arriveranno dall'America personaggi che fanno oggi scalpore, poi buona tavola, buona musica. Ho paura dell'invidia: avevo già aperto un grande spazio in Sardegna a Porto San Paolo ma mi volevano mettere in mezzo... Ma sai, io di queste cose sono esperto, ho grande esperienza...

E li ho mandati tutti a quel paese».

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