È una donna generosa, Maria Rosa Vendola: ci ha donato un ciclo di affreschi nella chiesa di Santa Sabina e insegnato a conoscere le potenzialità espressive del poliwood per incantarci, oggi, con un altro materiale: il methacrylate-optix la nuova materia eletta dallartista a territorio di sperimentazione, confronto e sfida e condotta a dialogare con le carni per eccellenza della scultura antica. Teatro di questo dialogo inedito e poetico la mostra «Dalla materia allo spirito» al Museo di SantAgostino (piazza Sarzano 35 Genova, fino al 6 maggio 2012). Dove la materia è quella, modernissima, cara allautomobilistica ma ignota alle arti. Esce incandescente da un ugello ove ad attenderla cè la Vendola: «è questione di attimi. Il pensiero cede il passo allazione» a una sorta di danza grazie alla quale i filamenti trasparenti e colorati si rincorrono in un abbraccio prima di solidificarsi. Lalchimia è fulminea: nascono forme, volti e figure in cui letere, la pausa dellinterstizio, contrae e incanala la direzione di ogni vettore dando vita a uno spazio plastico di grazia. Spazio di spirito trasparente e sensibile alla luce, ma che a sua volta emana luce e cromie. Così alcune forme, che evocano schiere angeliche, si trovano a vegliare il monumento funebre di Margherita di Brabante realizzato da Giovanni Pisano: linstallazione pare germinare dal verbo antico e questo trovare nel dialogo nuova voce.
A queste sculture in methacrylate-optix fanno contrappunto i brani in poliwood, un composto di propilene, polvere di legno e metallo che nelle mani della Vendola si fa sudario da cui emergono, ancora, volti e corpi, come quelli che incontriamo vicino alla tomba del Boccanegra, primo doge genovese.Se dal materiale delle auto nasce una nuova forma darte
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