Il sindacato dei poliziotti: «Parole gravi per un prof»Caso Becchi

«Siamo soddisfatti delle dichiarazioni rilasciate dal Rettore Deferrari in merito alle deplorevoli e pericolose dichiarazioni del professore dell'Università di Genova Paolo Becchi, il quale con una leggerezza allarmante, nei giorni scorsi, aveva chiaramente ed inequivocabilmente dichiarato che nessuno si sarebbe dovuto lamentare se, con questo governo, la gente avrebbe preso i fucili».
Inizia così l'intervento di Matteo Bianchi, leader provinciale genovese del Coisp, sindacato indipendente di polizia, in merito alla vicenda Becchi: «Siamo rimasti esterrefatti delle dichiarazioni del professore, anche se in questi giorni ha fatto una passo indietro dichiarando che quelle parole erano solo uno scherzo, ma oggi appare chiaro che nel nostro paese da scherzare vi sia veramente molto poco e ne abbiamo avuto un palese esempio quando, innanzi a Palazzo Chigi, due carabinieri in servizio sono stati gravemente feriti da colpi d'arma da fuoco, per mano di individuo che non ha esitato a prendere come bersaglio i servitori dello Stato, anche se come da lui dichiarato il suo vero obiettivo erano i politici».
Prosegue il leader provinciale: «Forse il professor Becchi non si rende realmente conto del clima incandescente che vi è nel nostro paese e, cosa ancora più grave, non si rende conto che il vero cuscinetto tra le istituzioni ed i cittadini “giustamente” infuriati, sono padri, madri, figli, fratelli di tutti noi ossia le forze dell'ordine che, per quattro soldi, mettono continuamente a repentaglio la propria incolumità per la salvaguardia del prossimo, e il caro professor Becchi, con queste becere esternazioni, a nostro avviso ha ulteriormente alimentato quella brace che fino ad oggi era stata controllata senza non poche difficoltà».
Anche per questo il sindacato di polizia apprezza almeno le prese di distanza che hanno fatto seguito a certe affermazioni.

Infatti Bianchi conclude: «Ribadiamo la nostra totale soddisfazione per le parole del rettore Deferrari, che ha capito senza la portata e la gravità di certe situazioni, ed appare chiaro che anche le scritte apparse ultimamente su alcuni muri della nostra città inneggianti a Preiti, colui che ha quasi ucciso un carabiniere, non lasciano tranquilli gli uomini e le donne della polizia di Stato che, oggi più che mai, quando escono al mattino dalla loro abitazione, non sanno veramente se vi faranno rientro una volta terminato il turno».

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