2 EMOZIONI SUI BANCHI
1962: finiva la vecchia scuola media
E cominciammo a essere rimandati
Anno 1962 ultimo ciclo della vecchia scuola media inferiore: gli alunni che finirono le scuole elementari nel 1962 furono gli ultimi a dividersi tra coloro che proseguivano andando alle scuole medie inferiori oppure alle scuole di avviamento professionale in quanto l'anno successivo entrò in funzione la «scuola media unificata». A parte l'impatto del viaggio in quanto non c'erano ancora le scuole medie nei piccoli paesi ed occorreva recarsi a 5-10 km di distanza con i mezzi disponibili (treno od autobus), ci fu anche l'impatto con il latino, con insegnanti di diverse materie al posto del Maestro di scuola elementare e comunque tante altre abitudini scolastiche cambiarono incluse le prime insufficienze nella pagella del primo trimestre. Dopo tre anni ci fu l'esame e poi l'inizio del ciclo delle medie superiori con un «rimandato a settembre in due materie» sia per me sia per altri amici che passammo l'estate con le ripetizioni mentre altri amici furono bocciati e cambiarono tipo di scuola salvo uno che andò in un Istituto privato con la formula «due anni in uno». 1966 Introduzione dell'ora legale. Per noi ragazzi era una novità mentre per tante persone meno giovani era un ricordo degli anni di guerra e dicevano che non serviva a nulla; l'aspettativa era tanta e quando a fine maggio 1966 entrò in vigore... dicemmo.. «ma è tutto qui»? Solo lo spostamento delle lancette dell'orologio avanti di un'ora? Con l'arrivo delle vacanze si videro i vantaggi con il buio che arrivava dopo le 21.30 ed anche gli orari di rientro a casa dei ragazzi slittarono di un'ora. Finiti gli esami di riparazione ai primi di settembre restavano le ultime settimane di vacanza fino al 1° ottobre e il ritorno dell'ora solare nell'ultima domenica di settembre era la prima campanella dell'imminente rientro a scuola.
Mario Lauro
2 LA STORIA CHE VA RICORDATA
Noi, i ragazzi di piazza Alimonda
giovani genovesi dell'anteguerra
I Ragazzi di Piazza Alimonda siamo noi, giovani dell'anteguerra (oggi rimasti vivi in pochissimi) che, alla fine della guerra in poi, ci riunivamo periodicamente - a pranzo o a cena - per ricordare i tempi della fanciullezza. La «Repubblica di Piazza Alimonda» era la nostra piccola patria. I suoi confini: Via Montevideo, Via Tolemaide, Corso Torino, Corso Buenos Aires, Piazza Tommaseo. Era per noi ragazzi una specie di Stato indipendente, con il Commissariato di P.S., il banco lotto, la succursale del Monte di Pietà, il «torte e farinata», 4 farmacie, il carbonaio, tre forni del pane ed uno di pasticcini e dolci, il falegname, la vetreria, tre «bisagnini», la «Water» (acque minerali) un cinematografo, ecc. La chiesa, prima ancora d'essere promossa «parrocchia», era - ed è - un'Abbazia (con l'Abate Mitrato ed i suoi canonici, come il vescovato) al cui circolo di Azione Cattolica, il «Ludovico Gavotti» abbiamo appartenuto tutti, contemporaneamente all'Opera Balilla e, poi, alla G.I.L. Tutti noi siamo andati in guerra e ne siamo tornati (forse, grazie a N.S. del Rimedio cui è dedicata la chiesa) eccettuati tre Giovanni Amarena, tenente del 90º Ftr.. Medaglia d'Oro al V.M., al quale è dedicata una via di Genova; Vittorio Moretti, ufficiale pilota, Medaglia d'Argento al V.M. ed Elio Panerai, non più tornato dal «lager» di Dachau. Allora nella Piazza non circolavano veicoli (e ciò ci consentiva di giocare al «Giro d'Italia» con le «agrette» e i coperchi del lucido da scarpe) ad eccezione del camion della «Water», il taxi del Sig. Centanaro ed una delle prime auto per trasporti funebri, guidata dal Sig. Piovera (padre di una bellissima Alimondina) del quale si raccontava (non so con quanta verità) che per sfuggire ad un bombardamento, avesse perso per le vie della città una bara con relativo inquilino. Furono «Ragazzi di Piazza Alimonda»: l'Avv. Paolo Cavagnaro, ufficiale degli Alpini, partigiano, poi presidente dell'Istituto «Gaslini» e del Sindacato Avvocati; Ada Biagini, campionessa italiana di scherma e protagonista del film «La figlia del Corsaro Nero»; l'Avv. Luciano Cenni, ufficiale in «Savoia Cavalleria» ed unico consigliere comunale monarchico; il Dr. Guido Zavanone, Procuratore Generale della Corte d'Appello, il Rag. Pietro Benzi, direttore del «Credito Italiano»; il Prof. Piero Campodonico, Assessore comunale; l'Ing. Luigi Fedelini, direttore dell'I.B.I; Lino Cairoli, il famoso barman degli aperitivi ed infine altri personaggi genovesi: sia nobili (il Conte Schioppo, il Conte Gigli Cervi, il Marchese Bombrini) che «legère» (u Titu, u scemmu; u Gattu Banditu, u Carlettu u mattu) senza dimenticare il noto show-man «Violetta», il pittore Adriano Corte, il Vice Questore Angiolino Costa, il «baistrocchino» e cantore del «Monte Cauriol» Nico Chierici. Ma il vero eroe sconosciuto di Piazza Alimonda resta Don Luigi Parodi, parroco e Abate. Il 24 Aprile 1945 reparti tedeschi si ritiravano, in ordine, lungo Via XX Settembre e Corso Buenos Aires con meta «Villa Paradiso» in Albaro. Un sottufficiale, piantato, con mitraglietta in pugno, in Piazza Tommaseo, davanti al monumento del Gen. Belgrano, sorvegliava le vie d'accesso alla piazza, sparando imparzialmente una raffica su qualsiasi cosa vedesse muoversi.
2 UN BAMBINO IN VIA ANTIOCHIA
Al cinema Orientale a vedere
Tarzan, Crik e Crok e Charlot
Nel 1935, a casa della zia Lina in via Antiochia, imparai ad amare Genova. Ero lontano da mia madre, ma nel mio intimo speravo anche che il tempo potesse diluire i rancori, livellare le asperità e indurre i due a riunirsi. Speranze di cui non feci mai cenno ad alcuno. Non era nella mia natura esprimere emozioni, ansie o desideri.
Devo dire che non sapevo ancora che mia madre fosse sposata con un altro e quando papà me lo comunicò non espressi i miei pensieri troppo aggrovigliati. D'altro canto non osavo parlare con lui di certi argomenti; egli mi riteneva ancora completamente privo di raziocinio. Quindi era difficile parlargli, mi incuteva timore e devo dire che si alterava facilmente se il mio pensiero non si adeguava al suo o se non ubbidivo subito ai suoi comandi.
Tuttavia il tempo trascorreva tranquillamente, come in una normale famiglia piccolo borghese.
Il sabato sera e, a volte, anche il giovedì, si andava al vicino cinema «Orientale» a vedere Tarzan o Crik e Crok o Charlot, ma anche film d'amore. Maria Ida e io eravamo contenti ed eccitati quando ci veniva confermata l'uscita. Ritualmente, sempre alla stessa ora, ci si vestiva, si usciva e si andava in corso Buenos Aires ad aspettare che papà, il quale ci aveva preceduto, uscisse dalla vicina drogheria, con un etto di caramelle note come «Frutti siciliani». Erano, queste, delle palline di zucchero, compatte ma friabili, del colore corrispondente al frutto indicato sulla carta che le avvolgeva, carta che si srotolava tirandola dai due lati opposti. Si entrava nel locale all'ora d'inizio. Le luci accese, il brusio degli spettatori che andavano a occupare sempre più poltroncine, davano alla nostra contentezza maggior allegria. Ancora poco e poi le luci si sarebbero spente e sullo schermo sarebbe apparso il logo del Giornale Luce. Sì, era noioso con tutte quelle notizie politiche! A noi ragazzi non c'importava che la Germania avesse varato leggi razziali o che Pirandello avesse vinto il Nobel della letteratura...
Giuseppe Oriente Biasi
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