2 L'estate dei milanesi
Le battaglie a cerbottana
e i soldatini di carta
Emozioni! Egregio Signor Lussana il termine «emozioni» mi ha indotto a scrivere, come tanti, cosa si prova a leggere le cose perdute di più o meno cinquanta anni fa. Avendo seguito con molto interesse, meglio dire entusiasmo, la sua rubrica non ho ancora visto o magari mi è sfuggito l'accenno a quanto segue: nei primi Anni Cinquanta noi ragazzini (almeno a Milano) dopo la scuola e soprattutto nel lungo periodo di vacanza che non andavamo certo al mare, anche perché a Milano, avevamo il Naviglio dove molti di noi hanno imparato a nuotare, giocavamo con la cerbottana detta «caneta» dove infilavamo i «petrioli» o «pedrio» che facevamo all'istante arrotolando un modesto pezzo di carta che in fondo era appuntito, lo si inumidiva abbondantemente con la saliva perché rimanesse attaccato poi si tagliava il pezzo che non entrava nella cerbottana con le mani e poi si «sparava» con la bocca.
Era un gioco bellissimo e l'unico costo era il foglietto di carta che si arrotolava, meglio era costruirlo con carta di quaderno perché era più solida e quando l'avversario veniva colpito lo sentiva. Qualcuno - c'è sempre chi può di più! - aveva la doppietta, cioè due cerbottane sovrapposte e tra una e l'altra due turaccioli con la scammellatura della forma della cerbottana legati assieme con del nastro isolante, non facile da reperire. Si facevano delle vere e proprie battaglie con tanto di prigionieri tra una via o strada e l'altra, e i prigionieri dovevano stare fuori dalla battaglia fino a che i due capivia o capibanda ne facevano oggetto di «scambio dei prigionieri». Oggi purtroppo le cerbottane a petrioli non esistono più ma chissà mai...
L'altro accenno che mi piace ricordare sono i soldatini di carta. Erano stampati su carta poco superiore come peso a carta di giornale con quello che figuravano era straordinariamente bello, si andava dai carri armati a sottomarini che ce ne stavano solamente due in ogni foglio stampato, e a scendere c'erano le Jeep, carri di artiglieria, e soldatini della più svariata specie, cioè marinai, carabinieri e così via. Ad ogni raffigurazione di soldatini si dava un punteggio di valore simbolico e poi giocavamo con le carte da gioco a sette e mezzo, e anche il gioco «sette e mezzo» mi pare non se ne faccia più uso. Anche questo è un piacevolissimo ricordo delle «Storie di ieri» e noi in quegli anni avevamo un amico, Dino, tetraplegico e molto spesso salivamo da lui, casa milanese con le mitiche ringhiere, e gli facevamo passare un pomeriggio in nostra compagnia nella speranza di essere riusciti qualche volta a farlo sorridere nonostante la sua gravissima condizione di salute. Ancora oggi, in questi anni, è capitato di riparlare con gli amici del sette e mezzo coi soldatini, ma soprattutto di Dino che è mancato molto precocemente per la gravità della malattia, chissà se da lassù gioca ancora ai soldatini, con una lacrima spero proprio di sì...
Ultimo ricordo. Leggendo quanto scritto dal signor Franco Ferrara accennava alle sigarette Turmac. Per me le prime boccate, non le prime sigarette perché non c'erano soldi per comperarle, erano le Sport, eravamo in quattro amici e compravamo le Sport, allora le vendevano sciolte in una comunissima bustina, e poi tutti e quattro avevamo in dotazione uno spillo e quindi si «fumava» mezza sigaretta, ognuno di noi, al bruciore delle labbra dalla brace la mezza sigaretta era finita, ma accuratamente infilavamo la spillo da qualche parte perché nei giorni a seguire sarebbe tornato utile. Mi auguro che quando pubblicherà «Storie di ieri» il nostro Giornale ne faccia pubblicità in tutte le sue edizioni perché non vorrei perderlo pur vivendo a Milano (ora sono in vacanza a Ceriale). Con stima e grande piacere la saluto.
2 Il diario aperto dei ricordi sul web
«Noi che il Ciao e il Boxer
si accendevano pedalando»
Noi, che compravamo dal fornaio pizza bianca e mortadella per 100 lire (= euro; 0,050!) e non andavamo dal dietologo per problemi di sovrappeso, perché stavamo sempre in giro a giocare.
Noi, che bevevamo acqua dal tubo del giardino, non dalla bottiglia Pet della minerale ed un gelato costava 50 lire pari a euro 0,025!).
Noi, che le cassette se le mangiava il mangianastri, e ci toccava riavvolgere il nastro con la Bic.
Noi, che sentivamo la musica nei mangiadischi sui 45 giri vinile (non nell'Ipod) e adesso se ne vedi uno in un negozio di modernariato tuo figlio ti chiede cos'è.
Noi, che al cinema usciva un cartone animato ogni 10 anni e vedevi sempre gli stessi tre o quattro e solo di Disney.
Noi, che non avevamo cellulari (c'erano le cabine Sip per telefonare) e nessuno poteva rintracciarci, ma tanto eravamo sicuri anche ai giardinetti.
Noi, che giocavamo a pallone in mezzo alla strada con l'unico obbligo di rientrare prima del tramonto.
Noi, che trascorrevamo ore a costruirci carretti per lanciarci poi senza freni, finendo inevitabilmente in fossi e cespugli.
Noi, che ci sbucciavamo il ginocchio, ci mettevamo il mercurio cromo, e più era rosso più eri fico.
Noi, che giocavamo con sassi e legni, palline e carte.
Noi, che le barzellette erano Pierino, il fantasma formaggino o è un francese-un tedesco-un italiano.
Noi, che c'era la Polaroid e aspettavi che si vedesse la foto.
Noi, che la Barbie aveva le gambe rigide.
Noi, che il 1° Novembre era «Ognissanti», mica Halloween.
Noi, che l'unica merendina era il Buondì Motta e mangiavamo solo i chicchi di zucchero sopra la glassa.
Noi, che il Raider faceva concorrenza al Mars.
Noi, che a scuola le caramelle costavano 5 lire.
Noi, che si suonava la pianola Bontempi.
Noi, che la Ferrari era Lauda e Alboreto, la McLaren Prost, la Williams Mansell, la Lotus Senna e Piquet e la Benetton Nannini e la Tyrrel a 6 ruote!
Noi, che la penitenza era «dire-fare-baciare-lettera-testamento».
Noi, che ci emozionavamo per un bacio su una guancia.
Noi, che il Ciao e il Boxer si accendevano pedalando.
Noi, che nei mercatini dell'antiquariato troviamo i giocattoli di quando eravamo piccoli e diciamo «Guarda! Te lo ricordi?» e poi sentiamo un nodo in gola.
Noi, che siamo ancora qui e certe cose le abbiamo dimenticate e sorridiamo quando ce le ricordiamo.
Noi, che vivevamo negli anni di piombo, in mezzo ad inaudite violenze per lotte sociali e di classe.
Noi, che votavamo per i partiti della 1° Repubblica: MSI, DC, PRI, PLI, PSI, PCI, e non per 70 diversi gruppi dai nomi fantasiosi.
Noi, che trovammo lavoro tutti e subito. E ci sposammo presto.
Noi, che siamo stati tutte queste cose e tanto altro ancora.
Questa è la nostra storia.
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