"Chiara morta più tardi". Vacilla l'alibi di Sempio

Le ipotesi dei pm. Decisivo il profilo psicologico. Il legale dell'indagato: "È disadattato e comunista"

"Chiara morta più tardi". Vacilla l'alibi di Sempio
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«Non vi erano tracce di discesa dell'aggressore lungo la scala». Non ebbero dubbi, i giudici che condannarono Alberto Stasi, nel ricostruire la scena del delitto di Garlasco. Ora si scopre che almeno su quel cruciale dettaglio la sentenza era clamorosamente sbagliata. L'impronta 33 era lì, ben visibile, evidenziata già allora dal Ris dei carabinieri. Ma la sentenza della Corte d'assise d'appello di Milano che nel 2014 - dopo due assoluzioni - dichiarò Stasi colpevole di omicidio se ne dimentica. Anche per questo ora i nuovi pm di Pavia stanno procedendo a una rilettura integrale della scena del crimine, come se l'indagine stesse ripartendo da zero, colmando buchi e contraddizioni accumulati in diciotto anni.

Tra i temi che potrebbero venire rivisti ce n'è un altro cruciale, l'ora del decesso di Chiara. L'unica certezza è che la ragazza alle 9,12 del 13 agosto 2007 è ancora viva, perché disattiva l'allarme di casa per aprire al suo assassino. Ma la finestra temporale si allarga e si restringe nel corso delle indagini e dei processi, fino a venire fissata tra le 9,12 e le 9,36 nella sentenza che condanna Stasi: una finestra «su misura», visto che il fidanzato di Chiara alle 9,36 riaccende il computer di casa. Ma il medico incaricato dell'autopsia aveva avuto una conclusione assai diversa, indicando «tra le 11 e le 11,30» l'ora del decesso della vittima. Questa prima indicazione sparisce strada facendo, tra un processo e l'altro, anche se è quella nata a ridosso dei fatti, senza condizionamenti esterni, prima ancora che le indagini iniziassero a puntare su Alberto Stasi. Se davvero le lancette dell'orologio dovessero venire spostate di un paio d'ore in avanti, Stasi sarebbe salvo e a ritrovarsi quasi senza alibi sarebbe il nuovo indagato, Andrea Sempio: che tra le 9,12 e le 9,36 era a casa a Garlasco con suo padre, ma tra le 11 e le 11,30 era da solo. Era, dice, a Vigevano a cercare una libreria aperta, che purtroppo non trova; non incontra nessuno; non aggancia la cella telefonica di Vigevano; a dimostrare il viaggio ha solo il famoso scontrino di un parcheggio, ricomparso anni dopo. Alle 11,10, nel pieno della finestra ipotizzata durante l'autopsia, sul telefono di Sempio arriva un sms dal suo amico Mattia Capra. In quel momento, il telefono di Sempio risulta presente a Garlasco, agganciato alla cella di via S. Lucia.

Così tutto torna a ruotare intorno a lui, l'amico di Marco Poggi, il più ombroso nella cerchia del fratello di Chiara: Sempio, che per i detective di Stasi era una specie di nerd, («totale assenza di contatti umani e sociali»), e che ieri il suo stesso avvocato, Massimo Lovati, in un'intervista a Repubblica definisce addirittura «un comunista, un disadattato». Poco, ovviamente, per accusarlo di omicidio.

La vera sfida, se la procura di Pavia proseguirà sulla strada intrapresa, sarà profilare Sempio in profondità e comparare i risultati con quanto scrissero i periti che analizzarono le modalità della aggressione a Chiara: parlando di «un rapporto di intimità scatenante una emotività» che ben calzava a Alberto Stasi ma che difficilmente può attagliarsi a Sempio, per quanto si è scoperto finora. A meno che anche su questo fronte i pm abbiano in mano più di quanto si sa.

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