Nordio ha ribadito una cosa evidente

Il giudice di legittimità non può condannare chi è stato prosciolto dai giudici di merito

Nordio ha ribadito una cosa evidente
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Gentile Direttore Feltri,
come commenta le parole di Nordio in merito alla condanna di Alberto Stasi? Persino il ministro della Giustizia si è esposto dicendosi certo che Alberto è innocente. Parole forti, perché vengono da chi è al vertice del ministero.

Daniele Vitto

Caro Daniele,
ebbene, ci siamo. Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha lacerato quel velo di omertà che ad oggi ha sempre impedito a chi è a capo di suddetto dicastero di essere critico nei confronti di quella macchina giudiziaria che troppe volte si trasforma in un tritacarne di innocenti, macellati senza pietà e dimenticati. E Alberto Stasi, della cui innocenza rispetto al delitto del quale è stato proclamato reo ha dichiarato senza peli sulla lingua di essere convinto il ministro stesso, fa parte di questo nutrito corpo di anime in pena, dannate eppure senza colpa.

Attenzione. Nordio non ha redarguito i giudici, non li ha disprezzati, non ha minacciato provvedimenti a loro carico né richiami né procedimenti disciplinari ed approfondimenti, non è con loro che se l'è presa, bensì egli ha messo in luce una anomalia del sistema, la quale deve essere necessariamente corretta, e lo ripeto da anni: dopo due sentenze di assoluzione, come può accadere che la Cassazione, giudice di legittimità, ossia quello di ultima istanza che esamina le sentenze emesse dai giudici di merito (primo e secondo grado, Tribunale e Corte d'Appello) al fine di verificarne la legittimità, l'applicazione corretta del diritto senza addentrarsi nel merito dei fatti, possa condannare l'imputato già, per l'appunto, assolto non una ma per ben due volte? Quest'ultimo andrebbe definitivamente scagionato, tenendo conto dei giudizi di merito precedenti che hanno sviscerato fatti, prove, indizi, testimonianze, e non, al contrario, definitivamente condannato.

Si tratta di buonsenso e anche di razionalità, di logica. Il giudice di legittimità non può condannare chi è stato prosciolto dai giudici di merito. Fine. Punto.

Tuttavia è successo. E questa rappresenta una vergogna di cui si è reso autore lo Stato italiano, che ha privato della libertà personale un individuo, peraltro un giovane che si stava affacciando alla vita, perbene, pulito, senza che ne ricorressero i presupposti e quegli elementi probanti tali da fare propendere per una colpevolezza oltre ogni ragionevole dubbio, come prevede e stabilisce la nostra Costituzione.

Non posso che essere d'accordo con Nordio, anzi, mi correggo, è Nordio ad essere d'accordo con me, se vogliamo dirla tutta, dal momento che sono io, da anni, in solitudine, a battermi per quella verità che ora pare emergere quale verità assoluta e da chiunque riconosciuta. Raramente mi attribuisco e mi intesto azioni virtuose e opere buone, ma ora e qui ci tengo parecchio. Perché su queste cose, sulla libertà, per me non si scherza. E simili porcherie non devono più manifestarsi, non dobbiamo più esserne vittime, non dobbiamo più trattarle, non dobbiamo più leggerne.

Dunque, sì, come dice il Guardasigilli, è «irragionevole che, dopo una o due sentenze di assoluzione, sia intervenuta una condanna senza rifare l'intero processo. È irrazionale. Se uno o più giudici hanno dubitato al punto da assolvere, non si vede come si possa poi condannare». Ma una domanda mi frulla nella testa e non posso fare a meno di esporla: ce lo doveva spiegare Nordio? E questo senza nulla togliere al ministro, al quale siamo grati per avere difeso, nel suo ruolo prestigioso e autorevole, un principio di giustezza, di giustizia e di equilibrio.

Cosa fare a questo punto? Sanare la lacuna che questo tragico caso giudiziario ci ha mostrato in tutta la sua pericolosità. Modificare la legge, quindi, affinché non accada più che giudici di legittimità condannino un imputato già assolto in primo e in secondo grado dai giudici di merito.

Quando questo si realizza, come nella vicenda menzionata, non possiamo che concludere o che i primi due gradi di giudizio sono inutili, tanto da annullarli con una sentenza di terzo grado, o che ad essere inutile è proprio il terzo grado nel momento in cui l'imputato è stato già considerato innocente per due volte consecutive.

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