GENOVESI, AMICI PREZIOSI

GENOVESI, AMICI PREZIOSI
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Negli ultimi giorni, Genova è attraversata da una polemica da bar. Nel senso letterale della parola, visto che si parla di caffè. Il tema al centro della discussione è la denuncia del presidente del Genoa Enrico Preziosi del fatto che nessuno della Genova che conta l’ha mai invitato a bere nemmeno un caffè. Denuncia che fa il paio con quella dello scorso anno, quando Preziosi ricordò che il salotto buono della città si era assolutamente disinteressato del suo tentativo di salvare il Genoa. Sul caso del caffè di Preziosi, La Repubblica-Il Lavoro sta costruendo addirittura un tormentone, con tanto di editoriali del nostro amico Franco Manzitti, che di quella Genova è un autorevolissimo esponente, a favore dell’ingresso del re dei giocattoli nel gran bar della Lanterna. Evidentemente, è destino che non riusciamo ad andare d’accordo due giorni di fila con i nostri colleghi della redazione genovese di Repubblica. Nemmeno il tempo di apprezzare l’intelligente e coraggioso editoriale di Manzitti, sul rischio di egemonia diessina in Liguria (intelligente e coraggioso proprio per la tribuna che l’ha ospitato, noi del Giornale certe cose le diciamo un giorno sì e l’altro pure, come è ovvio che sia), che subito il quotidiano diretto da Ezio Mauro annega in una tazzina di caffè. Perchè se Preziosi un anno fa aveva tutte le ragioni nel dire che nessun genovese si era dato da fare per salvare un Genoa con l’acqua alla gola, questa polemica non ha alcun senso. Detto, ribadito e sottoscritto che se il Genoa tornerà in serie A dopo un decennio il merito sarà soprattutto di Preziosi e della sua voglia di rischiare - merito che nessuno si sogna di togliergli e che anzi gli riconosciamo con gioia, ringraziandolo per il regalo che sta facendo alla città -, dire che Genova non è ospitale è una sciocchezza. E qui, se permettete, parlo di fatti personali. E per fatto personale. Io sono nato, cresciuto e ho iniziato a lavorare a Bergamo, mi sono laureato a Milano, ho fatto il militare in giro per l’Italia e ho lavorato per dieci anni a Roma. Ma, dal 3 novembre 2003, giorno in cui ho iniziato questa straordinaria esperienza all’edizione Genova e Riviere del Giornale (a proposito, tranquilliziamo i lettori: le Riviere sono incautamente sparite dalla testata, non per colpa nostra, ma sono sempre nel nostro cuore, come dimostriamo anche oggi), mi sento genovese a tutti gli effetti.
Questa straordinaria città e questa straordinaria regione mi hanno adottato con un affetto e un calore unico, di cui non mi stancherò mai di ringraziarvi. Certo, sono stato strafavorito dal fatto di trovarmi fra grandi amici, quali sono i lettori del Giornale. Ma, insomma, non mi pare che Preziosi fra i genoani se la passi molto peggio. E lui, sotto la Nord, si trova praticamente in torrefazione. Così come Riccardo Garrone, lui sì non sempre trattato bene dai genovesi, sotto la Sud. Insomma, non montiamo casi inutili.

Genova e la Liguria magari sono difficili da capire, magari non danno fiducia immediatamente, magari hanno una faccia un po’ così, un’espressione un po’ così. Ma da qui a dire che non sono ospitali, ce ne passa. Preziosi venga pure da noi a bere il caffè. E, se vuole, ce n’è anche per Manzitti...

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