Gente perbene? L’ideale per chi invoca la guerra civile

Gente perbene? L’ideale per chi invoca la guerra civile

(...) Per essere franchi, il ministro Claudio Scajola non aveva attinto una metafora dal galateo di monsignor Della Casa quando aveva strigliato i «cacasotto» che solo pochi mesi fa non erano stati in grado, a suo avviso, di mettere abbastanza alla corda Claudio Burlando. Certo il leader ligure del Pdl nel valutare l'operato della minoranza non aveva messo in cima alla scala di valori il fatto che qualche consigliere era stato così carino quando si erano incontrati.
Inevitabile che la mia preoccupazione riguardi principalmente l'opposizione e il motivo è di per sé abbastanza intuitivo. Ma anche in maggioranza, per dire, mancherà un comunista puro alla Luigi Cola, pronto ad accendersi come un fiammifero, e soprattutto a portare quella sana contrapposizione, quella verace rivalità, quell’autentico scontro che sono il sale della politica. Perché se si tratta di alzare delle manine, chiedere il permesso per dirsi più o meno d'accordo, se si tratta di discettare sull'aspetto amministrativo di una delibera, beh, allora si potrebbero risparmiare quaranta superstipendi (più quegli degli assessori). Allora la politica si potrebbe fare per corrispondenza, tutt'al più i partiti di opposizione potrebbero mettere fuori dalla finestra della sede una bandiera con un fiocchetto bianco per manifestare tutta la propria contrarietà. Bello e carino, no?
Della maggioranza, ad esempio, conosco la stima di Massimiliano per il leader del Pd (e più votato) Lorenzo Basso. Stima che condivido dal punto di vista personale, anche se magari la sua passiva presenza alla predica di don Farinella sul «Berlusconi da prendere a calci nelle palle» autorizzerebbe a dubitare quantomeno del suo coraggio politico. Ma da quando è stato eletto nella scorsa legislatura al posto di Claudio Gustavino diventato parlamentare, credo che in quasi due anni di sedute abbia sì e no preso la parola tre volte, e non riesco neppure a ricordare quali fossero gli argomenti. Certo per chi fa il segretario del maggior partito della coalizione non può valere la giustificazione dell’inesperienza o della timidezza. Dietro di lui, quanto a preferenze, c’è Ezio Chiesa, stimatissimo rappresentante del suo levante che va però in difficoltà quando il presidente del consiglio gli chiede se si ritiene soddisfatto della risposta all'interrogazione, perché nel discorso non poteva scriversi anche la risposta. Spero di non dover rimpiangere la genuina arroganza di Ubaldo Benvenuti o le assurde utopie dei Verdi o di Marco Nesci, che però erano capaci di far vivere di politica il consiglio.
Certo, più soft sarà il clima, più Burlando sarà libero di governare con tranquillità. Gli basterà solo fare lo sforzo di nascondere il suo vero spirito, quello che ha mostrato martedì. Aveva vinto, aveva ricevuto le congratulazioni di uno sportivissimo Biasotti e lui che fa il giorno dopo, a mente fredda, senza adrenalina ad annebbiargli le idee? Se ne esce con quella vergognosa, gravissima, violenta, becera, pericolosa affermazione sulla Lega da combattere come i partigiani contro i nazisti. Massì dai, fuciliamoli, passiamoli per le armi, ’sti leghisti che per definizione sono razzisti e violenti. Meno male che c’è chi gli manda le bombe, chi gli ribalta i banchetti, chi assalta le loro sedi. Neanche a me fa impazzire uno che riempie i volantini di «vu’ ciulà», ma giusto un anno fa la Lega che il primo d’aprile (il giorno del pesce) aveva fatto un manifestino con «Wanted Marta Vincenzi» in quanto ricercata, in quanto sparita dalla città, era stata pesantemente criticata, anche da noi. Così pure si era gridato al tentato omicidio quando erano stati buttati dei manifestini in consiglio comunale. Cosa bruttissima, ma la chiamata alle armi, quelle vere, alla guerra civile per eliminare l’avversario politico forse è un po’ più grave. E recidiva, dopo la difesa di chi aveva tentato di impedire il comizio di Bossi a Sestri. Forse più grave. Perché non ho letto condanne simili o editoriali sulla pericolosità sociale di Burlando. Nessuno gli ha chiesto almeno quel tentativo di rettifica (ovviamente sono sempre gli altri a non capire niente, comunque meglio tardi che mai), arrivato solo ieri dopo che la frase è stata ripetuta con soddisfazione per tre volte.
Per opporsi a questo presidente, ci sono in effetti due strade. Si può evitare di disturbarlo così si tranquillizza. Oppure si fa politica, anche arrivando allo scontro duro se necessario. Per questo spero di essere smentito da questo consiglio di brave persone, rimasto orfano di un insostituibile come Gianni Plinio. Spero ad esempio in Raffaella Della Bianca, alla quale devo anche le scuse per l’involontaria ma comunque grave dimenticanza di ieri, non avendo inserito il suo nome tra gli eletti. Lei, bravissima a confermare i suoi quasi cinquemila voti, in Regione potrebbe portare quella sua voglia di dare battaglia che troppe volte in Comune rischia di essere frenata. Essere una come magari Matteo Rosso o Gino Morgillo, bravissimi in campagna elettorale ma anche dopo.

Insomma, in Regione c’è stato bisogno di gente che ha parlato per otto ore consecutive alle due di notte per provare la carta dell’ostruzionismo. In Comune l’ostruzionismo troppe volte annunciato è sempre finito quando suona la campanella dell’aperitivo. E non per colpa di Raffaella Della Bianca.

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