La Germania guadagna con la crisi economica

L'accusa dell'ex ministro Brunetta alla Germania: "Ha tanta crescita ed esportazione proprio grazie all’euro che si mantiene basso a causa delle debolezze altrui". Anche la stampa tedesca attacca il cancelliere: "Grazie a a lei la scelta è tra la bancarotta e la rovina"

La Germania guadagna  con la crisi economica

Roma - «Con l’attivo che la Germania ha nella bilancia dei pagamenti, “l’euro-marco” dovrebbe avere un valore molto più alto. La verità è che i tedeschi, in questa fase, prosperano sulle difficoltà del resto d’Europa». Renato Brunetta, conclusa l’avventura ministeriale, torna a indossare l’abito del professore. E a Verona, durante il convegno dei liberali popolari di Carlo Giovanardi, si concede una dettagliata analisi sullo stato della crisi che culmina in un duro affondo sulle responsabilità di Berlino.
La tesi che l’ex ministro per la Pubblica amministrazione sposa con convinzione è semplice: la Germania si comporta con la riluttanza della formica che non vuole sacrificarsi a favore delle cicale. Ma la formica non ce la racconta giusta. «La Germania ha tanta crescita ed esportazione proprio grazie all’euro che si mantiene basso a causa delle debolezze altrui» spiega. «Finora è prevalso un atteggiamento egoistico da parte di alcuni Paesi, un atteggiamento che crea nell’opinione pubblica un senso antieuropeo, una linea di pensiero portata a vedere l’euro come causa di tutti i mali. La Germania è l’esempio principe di questo comportamento: chiede agli altri rigore e misure draconiane ma è quella che gode di più di questa situazione economica».

La fotografia che il professore veneziano scatta della Germania è impietosa. «Il suo “euro trattino marco” è sottovalutato rispetto alla sua bilancia dei pagamenti. La Germania esporta tantissimo, vendendo moltissimo al resto d’Europa e del mondo. Se invece ci fosse il marco verrebbe rivalutato e la Germania farebbe molta più fatica a vendere all’estero. È dunque evidente che Berlino ha un vantaggio enorme ad avere l’euro alla valutazione attuale. La povera Grecia, invece, se avesse la dracma e la svalutasse per raggiungere l’equilibrio, riuscirebbe a vendere molto di più all’estero per risistemare il suo debito».

Brunetta giudica miope la strategia messa in campo dall’Ue nell’ultimo anno, una sequenza di interventi simili a piccole barriere poste davanti alla tumultuosa onda sollevata dalla speculazione e regolarmente spazzate via dalla grande caccia ai debiti sovrani. «La Bce, contrariamente alla Federal Reserve e alle banche centrali inglese, svizzera, giapponese e cinese, non ha funzionato da garante di ultima istanza, da stampatore di moneta e compratore di titoli privati o pubblici tali da stabilizzare un Paese. Inoltre la risposta voluta da Merkel e Sarkozy è stata rigore, rigore, rigore. Questo non ha risolto i problemi della Grecia, della Spagna, del Portogallo e non risolverà neanche quelli dell’Italia. Nonostante le sbornie dei mea culpa che ciascun Paese ha dovuto fare, la ricerca del capro espiatorio è un esercizio sbagliato. Il problema è che l’euro è una meravigliosa costruzione ma senza una governance solida e moderna la sua sopravvivenza è a rischio».

In questo quadro, con il contagio che si diffonde, diventa difficile impedire che l’epidemia colpisca con ancora maggior forza l’Italia. «Il nostro Paese è un’ottima preda per la speculazione - spiega Brunetta - perché ha un grande debito pubblico e il rinnovo dei titoli nelle aste è continuativo. L’Europa, però, l’unica cosa che sa dire ai Paesi è di mettere in atto strategie rigorose nei tagli. Questo non è sbagliato, perché il debito è il prodotto di un comportamento non virtuoso reiterato nel tempo. Ma non si può diventare virtuosi in pochissimo tempo perché il rischio è il collasso: sarebbe come perdere sette chili in sette giorni. Una politica di tagli è necessaria ma non sufficiente, perché altrimenti riduce la crescita e se non c’è crescita non si produce ricchezza per pagare i debiti e si entra in un loop negativo che è peggio del male». La ricetta per uscire dalla crisi per Brunetta si sostanzia in un modello fondato su una reale solidarietà economica.

«Per salvare l’euro dovrebbe esserci vera solidarietà tra chi è in difficoltà e chi guadagna da questa situazione, come la Germania.

Bisogna formare una sorta di consorzio fidi europeo che garantisca i titoli: a quel punto la speculazione vedrà che non c’è trippa per gatti, ricomincerà a comprare bond e il mondo tornerà in equilibrio. Questo nell’interesse di tutti, Germania compresa, perché se collassa il sistema, i primi a perdere saranno i tedeschi».

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