Germania, la partita elettorale si decide ai rigori

La leader della Cdu continua a escludere una Grande Coalizione con i socialdemocratici

Salvo Mazzolini

da Berlino

La campagna elettorale tedesca assomiglia sempre più a una di quelle partite dove per tutta la durata del gioco le due squadre si rincorrono, ora superandosi ora retrocedendo, per poi arrivare al finale in una situazione di parità lasciando ai calci di rigore l'ultima parola. All'inizio lo schieramento di Angela Merkel era in largo vantaggio, poi c'è stata la rimonta del Cancelliere Schröder e dell'area di sinistra accompagnata da un calo degli avversari e ora di nuovo un lieve vantaggio della coalizione di centrodestra, che però viene valutato dagli istituti demoscopici con la massima cautela. Anche perché c'è una forte parte dell'elettorato, circa il 25%, che non ha ancora deciso per chi votare. E molto probabilmente saranno ancora una volta loro, gli indecisi, a decretare chi guiderà la Germania nei prossimi quattro anni.
Secondo l'ultimo sondaggio, eseguito tra lunedì e ieri dall'istituto Forsa, la coalizione di centrodestra della Merkel, formata dai cristianodemocratici e dal piccolo partito liberale, avrebbe tra il 48% e il 51% dei consensi. La coalizione rossoverde del Cancelliere Schröder otterrebbe invece tra il 38% e il 41% dei voti ai quali, però, bisogna aggiungere tra il 7% e l'8% dei voti che andrebbero al nuovo partito di sinistra formato dai postcomunisti e dagli esuli socialdemocratici guidati da Oskar Lafontaine. L'area di sinistra disporrebbe quindi di un totale tra il 45% e il 49%. Dati che secondo lo stesso direttore dell'istituto, Manfred Güllner, non permettono di dividere i due schieramenti tra vincitori e perdenti. Sia perché c'è un margine di errore del tre per cento, sia perché la forbice è molto stretta. E inoltre, come si diceva, c'è l'incognita degli indecisi.
«La mia previsione - ha detto Güllner - è che i giochi siano ancora aperti e che domenica sera lo spoglio delle schede rifletterà l'andamento alternante della campagna elettorale». Insomma, tutto lascia pensare in un finale testa a testa con una vittoria di stretta misura. Di qui un clima di incertezza che scatena ipotesi e speculazioni sui possibili scenari del dopo voto. Nella Berlino politica tutti sono d'accordo che Angela Merkel, anche se avrà un vantaggio minimo, formerà un governo di centrodestra con i liberali. Lei stessa ha ricordato che Konrad Adenauer nel 1949 formò il suo primo governo con un solo voto in più: il suo. Ma la Merkel ha anche fatto sapere che in nessun caso accetterà una grande coalizione con i socialdemocratici, anche se questa dovesse essere l'unica soluzione indicata dai numeri. Lo ha detto e ripetuto nei duelli televisivi. «Signor Cancelliere, il suo partito è troppo diviso per essere un partner affidabile».
Ed è a questo punto che ipotesi e speculazioni si moltiplicano. Cosa succederà se Angie, come la chiamano i suoi fan, non avrà la maggioranza e rifiuterà qualsiasi alternativa a una coalizione di centrodestra? C'è l'ipotesi di un governo semaforo, formato dai rossi, i socialdemocratici, dai Verdi e dai gialli, i liberali. Ma è soltanto teorica data l'incompatibilità tra i Verdi e i liberali.
Non si esclude del tutto, invece, una riedizione della coalizione rossoverde guidata da Schröder con l'appoggio esterno del nuovo partito di sinistra creato da Lafontaine. Per tutta la campagna elettorale Schröder e Lafontaine si sono accusati a vicenda di tradire gli ideali della sinistra. E si sa che i rapporti tra i due uomini sono pessimi.

Ma a volte in politica diventano possibili le svolte più imprevedibili. Soprattutto quando di mezzo ci sono forti contropartite. Schröder rimarrebbe Cancelliere. E Lafontaine ritornerebbe al centro della scena come l'uomo dal quale dipende il ritorno o la fine della coalizione rossoverde.

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