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Gerusalemme più forte in chiave anti-iraniana

Gerusalemme più forte in chiave anti-iraniana

Ieri lo ha detto lo stesso primo ministro: le rivelazioni di Wikile­aks non hanno danneggiato Israele. Benjamin Netanyahu ha parte­cipato all’annuale banchetto a Tel Aviv con gli editori della stampa israeliana. Per il premier, capo della destra del Likud al potere, la pubblicazione di alcuni dei 250mila documenti ottenuti domenica da diversi quotidiani internazionali avrebbe addirittura reso più forte la posizione del suo Paese: il mondo arabo che, a parte alcune eccezioni, non dialoga con Israele perché non lo riconosce, è in realtà d’accordo con i suoi governanti nel considerare Teheran la principale minaccia per la regione,per lastabilitàdell’intero Medio Oriente.

Wikileaks ha rivelato che il re saudita Abdullah ha chiesto agli Stati Uniti di bombardare l’Iran per mettere fineal suo program­ma nucleare: «Tagliate la testa al serpente». Il re Hamad del Bahrain ha dichiarato: «Questo programma deve essere fermato. Il pericolo di lasciarlo andare avanti è maggiore rispetto al pericolo di arrestar­lo ». Il ministro della Difesa degli Emirati arabi ha paragonato il pre­sidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ad Adolf Hitler. Il leader yemenita Ali Abdullah Saleh ha detto che«l’Iran vuole reinstaurare l’impero persiano». Saad Hariri, figlio dell’ex premier libanese Ra­fik, assassinato nel 2005, avrebbe detto che «l’Irak non era necessa­rio.

L’Iran è necessario», riferendosi a un eventuale attacco militare americano contro le installazioni nucleari. Poche ore fa Hariri era a Teheran in visita ufficiale. Gli egiziani hanno fatto sapere di ritene­re la Repubblica islamica «una minaccia per la regione». Israele è esattamente sulle stesse posizioni: da anni la questione iraniana è centrale nel dibattito politico interno, dà forma alle campagne elet­torali dei politici locali, ha sicuramente più peso oggi nelle priorità dell’intelligence rispetto al conflitto con ipalestinesi.Teheran, d’al­tronde, appoggia ideologicamente e finanziariamente il movimen­to islamista palestinese di Hamas, che controlla la Striscia di Gaza e che si oppone al dialogo con Israele. Arabia Saudita e altri Paesi del Golfo, Giordania, Egitto, la stessa Autorità nazionale palestinese - tutti governi sunniti - da anni si sentono minacciati dalla crescente egemonia dell’Iran sciita e ato­mico, così come si sente minacciato Israele, che Ahmadinejad ha più volte promesso di cancellare dalle cartine geografiche. Non è un caso che negli ultimi anni molti Paesi arabi della regione abbia­no annunciato l’intenzione di lanciare programmi nucleari. Si trat­ta di una deriva che Israele ritiene pericolosa per l’area.

E Netan­yahu ora incita i leader arabi a dire «pubblicamente quanto già so­stengono in privato» sull’Iran.

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