Il successo dell’asta dei titoli di Stato a breve termine- tutti gli 8,5 miliardi di Bot a 12 mesi collocati al tasso del 2,735%, a quelli a 6 mesi collocati al tasso dell’ 1,64% - non dipende dal fatto che il governo Monti ispiri una particolare fiducia, a livello internazionale, ma dalla politica attuata dalla Bce, la Banca centrale europea che Monti e Passera dovrebbero ringraziare, anziché criticare, in contrasto con il comportamento adottato con Angela Merkel. Infatti la Bce offre alle banche prestiti triennali all’1%, in cambio di garanzie consistenti in titoli di ogni tipo, compresi i Bot.
Così le banche possono comperare i titoli pubblici che durano tre anni o meno, senza rischio, guadagnando la differenza fra l’ 1% e il tasso di questi. Questo tipo di operazione, che negli anni passati si faceva sui prestiti della Boj, la banca centrale giapponese, che per combattere la recessione dava prestiti ultra annuali allo 0,5%, è denominata «carry trade», cioè è un commercio di puro riporto. Il successo di questa asta di Bot ha tonificato la Borsa ed è per noi una buona notizia, dopo tanti timori. Il merito spetta alla Banca centrale europea, cioè a Draghi.
La prova è data dal fatto che l’asta di titoli spagnoli,che si è svolta ieri, ha avuto un risultato ancor più brillante su titoli triennali e quinquennali. Madrid ha collocato 9,9 miliardi di Bonos triennali e quinquennali rispettivamente al tasso del 3,38% e 3,7-3,9%. Il tasso per i titoli triennali spagnoli è più alto di quello per i nostri titoli annuali, perché essi hanno una scadenza meno breve su cui incide di più il tasso di inflazione.
Ma in termini reali, anziché monetari, questi titoli spagnoli hanno un tasso più basso dei nostri Bot annuali, dato che l’inflazione annua prevista è il 2% circa o l’1,5%mentre il differenziale di tasso fra i Bot e i Bonos è di 0,63 punti (i Bot al 2,75 e i Bonos al 3,38). I titoli spagnoli quadriennali beneficiano del carry trade per tre quarti della loro durata e quindi hanno un rendimento un po’ maggiore dei triennali. La Spagna s’avvantaggia di questa nuove politica della Bce più di noi sicché mentre lo spread fra i Bpt decennali italiani e i Bund tedeschi è di circa 480 punti, quello dei Bonos spagnoli è di 335. Il governo di centro-destra spagnolo di Rojoy che ha un deficit maggiore del nostro riscuote più fiducia di quello «lacrime e sangue » di Monti perché ha una sua base politica nell’elettorato ed è stabile.
Inoltre è chiaramente per l’economia di mercato mentre il governo Monti tassa i patrimoni e i risparmi grandi o piccini e pratica le demagogie fiscali per farsi gradire dal Pd, che a sua volta deve fare i conti con la Cgil. Ma,confronti a parte, c’è il fatto che lo spread sui nostri Bpt, dopo questa asta, è sceso a 480, un livello assai meno drammatico di quello di 500 o superiore, che comporta per il Tesoro un esborso molto elevato di interessi sul nuovo debito. La ragione della discesa dello spread, sui titoli decennali, che non beneficiano di carry trade, sta nel fatto che il costo alto che il Tesoro sopporta su di essi è attenuato, nella media, da quello basso sui titoli a breve.
Quando i debiti pubblici sono gravati da alti tassi, gli operatori e le agenzie di rating si preoccupano della solvibilità futura dello Stato emittente, dato che esso dovrà fare nuovi aumenti di imposte o tagli di spese per far quadrare il bilancio onde pagare il costo del caro-denaro. E ciò deprime l’economia e rende più difficile l’equilibrio economicofinanziario. L'Italia nel 2012 emetterà 400 miliardi di titoli di Stato. Oltre la metà sono annuali o biennali, sicché l'effetto del rincaro di quelli a lungo termine si diluisce. E, comunque, se una emissione di titoli decennali risultasse troppo onerosa e di difficile collocamento, lo Stato potrebbe emettere titoli triennali, che fruiscono del «riporto » delle banche.
Ma poiché l’Italia quest’anno è in recessione e di ciò quasi non siparla,l’ottimismo è fuori luogo. Al governo Berlusconi si rimproverava l’insufficienza della politica pro crescita. Ma adesso stiamo andando peggio, siamo in decrescita.
Rischiamo di peggiorare ancora se dopo una politica che, nella forma, oltreché nella sostanza, ha spaventato consumatori, risparmiatori, possessori di immobili, vacanzieri, non si fa una politica di rilancio. E il governo non può limitarsi a dire che ha fatto (o meglio ha fatto fare agli italiani) i compiti a casa. Non siamo a scuola. Dobbiamo poter produrre, per poter pagare le tasse e quadrare bilanci privati e pubblici.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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