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Giù la maschera: ridiamo su Materazzi

Giù la maschera: ridiamo su Materazzi

Salvate il soldato Materazzi. Ci tocca prenderne le difese, in questo triste martedì di un dopo-derby. Difficile, specie se si è milanisti. Ma è un po’ come quando il sarto ci chiede di pagare il conto: certi limiti non si possono oltrepassare. Allo stesso modo: va bene tutto, ma squalificare il Materazzi perché a fine derby irride la Milano rossonera indossando la maschera di Berlusconi, be’ è davvero troppo. In molti si pensava che il Materazzi Marco, leccese classe 1973, famoso anche per il pugno a Bruno Cirillo del 2004, avesse espiato tutte le sue colpe il 9 luglio del 2006, Italia-Francia a Berlino: un gol nel primo tempo, uno nei rigori, una testata nello sterno e una Coppa del Mondo. Invece no.

Così la «goliardata» (definita tale dal protagonista) di domenica notte del Materazzi, 1,93 di altezza per 92 chilogrammi di peso, è finita sul tavolo del giudice sportivo, il magistrato Giampaolo Tosel. Gli è stata recapitata ieri mattina dai procuratori della Federazione calcio che erano di turno domenica sera a San Siro. E che, tra le altre cose, hanno fatto rapporto anche sulla bravata dell’interista. Certo, qualcuno potrebbe pensare che il Materazzi, 7 espulsioni in 234 gare di serie A, per un totale ragguardevole di 25 giornate di squalifica in carriera, cercasse di arrotondare il conto pur stando in panchina, visto che da un pezzo non è tra i titolari messi in campo da Mourinho. Ma non è questo quello che rischia. Al massimo arriverà una multa per comportamento non regolamentare o qualcosa del genere. O anche niente. In ogni caso la sola idea che tale gesto sia passibile di sanzione fa un po’ ridere.

Ma di che stiamo parlando? Di sacralità del calcio? O forse delle istituzioni della Repubblica? Nel primo caso, di dissacrante in una partita come quella di domenica c’è ben altro che il gesto di Materazzi. Per esempio le scelte di Leonardo, che non fa giocare Inzaghi nella Sua Partita. O il rigore di Ronaldinho. Questa sì che è roba da inchiesta.

Nel secondo caso non capiamo cosa c’è che non va nel mettere la maschera del premier, ancorché proprietario del Milan. Anche perché se ce l’aveva Materazzi, significa che la vendono per il Carnevale. Piuttosto c’è da chiedersi che c’entra Berlusconi. L’uomo-Milan, da sfottere per bene in questa occasione, non era certo il premier, da tempo defilato rispetto al calcio. Il soggetto era un altro: Galliani. Ma la sua maschera non la fanno, evidentemente. Materazzi deve aver pensato che uno vale l’altro. Non è così. Ma non possiamo punirlo per questo. E poi un Berlusconi che se la prende, dopo il 2-0 made in Mourinho, per il Materazzi in maschera, non ce lo vediamo. Proprio lui, famoso per ben altre goliardate, diciamo «planetarie»: dal cucù alla Merkel, alle corna nel vertice Ue, alle battute su Obama. Eppure l’onorevole La Russa, interista, forse forte del risultato acquisito sul campo, a proposito del Materazzi ha parlato di «strumentalizzazioni», di «caduta di stile enorme», perché «non ho mai visto nessuno prendersela con i presidenti».

Auspicando le scuse del difensore. Ma qui ha detto bene il Materazzi nel suo blog, parlando, a proposito di Berlusconi di «persona con grande senso di autoironia». Che certo sa come stare allo scherzo. Soprattutto quando il modo non offende.

E questo ci sembra il caso.

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